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Cosa rende i bambini violenti?
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La psicotraumatologia relazionale pone al centro dell'eziologia del trauma e delle sue conseguenze le dinamiche interpersonali, in particolare quelle che caratterizzano le prime relazioni di attaccamento. In linea con la frase "sai cosa rende i bambini violenti? Quando chi dovrebbe amarli gli gira le spalle!", questo approccio sottolinea come le esperienze avverse precoci (ACEs), soprattutto quelle che implicano la violazione della fiducia e della sicurezza da parte delle figure di riferimento, rappresentino dei veri e propri traumi relazionali (van der Kolk, 2014).
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Questi traumi non sono solo eventi isolati, ma si sedimentano nel tempo attraverso pattern interattivi disfunzionali, caratterizzati da trascuratezza emotiva, abusi fisici o psicologici, incoerenza genitoriale e mancanza di riparazione nelle rotture relazionali. Il bambino, in un sistema di attaccamento insicuro o disorganizzato, sperimenta una cronica sensazione di pericolo e imprevedibilità , che influenza profondamente lo sviluppo del suo sistema nervoso, la sua capacità di regolazione emotiva e la sua visione del sé e degli altri (Schore, 2001).
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Il CIPR (Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale) dell'AIPC si dedica proprio allo studio, alla ricerca e all'intervento clinico nell'ambito dei traumi relazionali. Il centro promuove una comprensione del trauma che tenga conto del contesto interpersonale in cui si verifica e delle sue ripercussioni a lungo termine sullo sviluppo e sul funzionamento psicologico. Le ricerche e le pratiche cliniche sostenute dal CIPR evidenziano come la riparazione delle ferite relazionali attraverso interventi terapeutici focalizzati sulla relazione e sull'attaccamento sia cruciale per la guarigione e per la prevenzione della trasmissione intergenerazionale del trauma e della violenza (Liotti & Farina, 2011).
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Se le dinamiche relazionali precoci, caratterizzate da trascuratezza, abusi o incoerenza da parte delle figure di riferimento, hanno lasciato ferite profonde e influenzano ancora la tua vita, sappi che non sei solo. L'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, attraverso il suo Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), offre competenze specializzate per comprendere e superare le conseguenze di questi traumi relazionali. Contattare i nostri esperti può essere il primo passo verso la guarigione e la ricostruzione di relazioni basate sulla fiducia e sulla sicurezza.
Puoi contattare l'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC) ai seguenti recapiti:Â
Numero di telefono e WhatsApp:Â 3924401930Â (dalle ore 12:00 alle ore 16:00, anche i festivi). Email:Â aipcitalia@gmail.com
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In riferimento specifico alla frase in questione, la psicotraumatologia relazionale e il lavoro del CIPR ci aiutano a comprendere come il "girare le spalle" da parte di chi dovrebbe amare non sia un semplice atto di disinteresse, ma una potenziale fonte di trauma. Questa dinamica può innescare nel bambino sentimenti di abbandono, di non valore e di rabbia, che nel tempo possono strutturarsi in modelli comportamentali aggressivi come tentativo di esprimere il proprio dolore, di ottenere attenzione (anche negativa) o di difendersi da un mondo percepito come ostile e inaffidabile.
Gli studi condotti e promossi dal CIPR sottolineano l'importanza di interventi precoci e mirati a sostegno delle famiglie vulnerabili e dei bambini che hanno subito traumi relazionali. Un approccio sensibile al trauma, che tenga conto delle dinamiche di attaccamento e che miri a ristabilire la fiducia e la sicurezza nelle relazioni, è fondamentale per interrompere il ciclo della violenza e promuovere uno sviluppo più sano e resiliente.
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In sintesi, l'ottica della psicotraumatologia relazionale, supportata dal lavoro del CIPR, rafforza l'importanza cruciale delle prime relazioni affettive nello sviluppo della violenza. Il "girare le spalle" da parte di chi dovrebbe amare non è solo una mancanza affettiva, ma una potenziale ferita traumatica che può avere conseguenze profonde e durature sul comportamento e sul benessere del bambino.
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Luca, un adolescente di diciotto anni, manifestava frequenti scatti di rabbia a scuola e a casa. I suoi genitori erano spesso in conflitto e raramente disponibili emotivamente. Luca si sentiva invisibile e le sue richieste di attenzione venivano spesso ignorate o sminuite. Questa costante trascuratezza aveva generato in lui un profondo senso di frustrazione e un'aggressività come unico modo per farsi sentire.
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Attraverso un percorso di psicoterapia relazionale presso il CIPR, si è lavorato sul riconoscimento e l'elaborazione delle sue ferite emotive legate alla mancanza di sintonizzazione affettiva dei genitori. Parallelamente, sessioni di biofeedback gli hanno insegnato a riconoscere i segnali fisiologici della sua rabbia (aumento del battito cardiaco, tensione muscolare) e a utilizzare tecniche di rilassamento per autoregolare le sue reazioni emotive. Gradualmente, Luca ha iniziato a comprendere che la sua rabbia era un'espressione del suo dolore e ha imparato modi più funzionali per comunicare i suoi bisogni, ricostruendo un rapporto più sereno con i genitori, anch'essi coinvolti nel percorso terapeutico.
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Sofia, un'adolescente di diciassette anni, lottava con ansia e isolamento sociale. Nella sua infanzia, aveva assistito a episodi di violenza psicologica tra i genitori e spesso si era sentita responsabile di placare i loro litigi. Questa precoce esposizione a un clima familiare instabile e minaccioso aveva minato la sua fiducia negli altri e in sé stessa.
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Il trattamento psicoterapeutico relazionale si è concentrato sulla rielaborazione dei vissuti traumatici legati alla sua infanzia, aiutandola a distinguere il suo ruolo da quello dei genitori e a riconoscere l'impatto di quelle esperienze sul suo attuale funzionamento. L'integrazione con il biofeedback le ha fornito strumenti concreti per gestire i suoi livelli di ansia, attraverso esercizi di respirazione e consapevolezza corporea. Con il tempo, Sofia ha iniziato a sentirsi più sicura nelle relazioni, a esprimere le sue emozioni e a costruire legami più autentici, liberandosi gradualmente dalle "ombre" del passato.
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Riferimenti Bibliografici
Liotti, G., & Farina, B. (2011). Sviluppi traumatici. Eziologia, clinica e terapia delle sindromi dissociative. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Schore, A. N. (2001). Effects of early relational trauma on the developing right brain: The neurobiology of attachment, dissociation and psychogenesis. Infant Mental Health Journal, 22(1-2), 201-269.
Van der Kolk, B. A. (2014). The body keeps the score: Brain, mind, and body in the healing of trauma. New York: Viking.