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Il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) di Pescara e Roma si dedica con impegno alla prevenzione e al trattamento del trauma da rifiuto, specialmente quando affonda le sue radici nelle delicate fasi prenatale e perinatale. Questi momenti, che dovrebbero essere di accoglienza e formazione del legame, possono purtroppo trasformarsi in fonti di profondo dolore.
Esperienze come un'iniziale volontà di abortire, le complessità di un percorso di adozione o affido, o le difficoltà vissute durante la gravidanza e il parto, possono generare un intenso senso di rifiuto nel nascituro. Questo vissuto primario si manifesta poi nelle relazioni interpersonali lungo tutto il corso della vita.
Nella fase iniziale di costruzione di nuovi legami, il trauma si traduce spesso in evitamento e paura dell'intimità. Quando le relazioni si approfondiscono, emergono ambivalenza, controllo, sfiducia e ansia, rendendo difficile vivere connessioni autentiche e serene. Infine, durante le fasi di distacco o separazione, la persona può reagire con rabbia e aggressività, come meccanismo di difesa per evitare di riprovare il dolore originario del rifiuto.
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La casistica del CIPR rivela che questi vissuti sono ulteriormente aggravati dalla trasmissione intergenerazionale del trauma. Quando il rifiuto primario si somma a traumi ereditati da generazioni precedenti, la complessità del quadro clinico aumenta, richiedendo interventi terapeutici mirati e sensibili.
Il CIPR, attraverso le sue attività di prevenzione e trattamento, si propone di accompagnare individui e famiglie in percorsi di cura che mirano a elaborare questi traumi, spezzare i cicli di dolore e favorire la costruzione di relazioni più sicure e appaganti.
Storie di Difficoltà nella Separazione
La separazione è un processo doloroso che può manifestarsi in modi diversi, talvolta con esiti drammatici. Ecco due storie, una maschile e una femminile, che illustrano come le difficoltà nel distacco possano sfociare in dinamiche violente, fisiche o psicologiche.
Marco: Il Controllo che Diventa Violenza
Marco e Giulia erano stati insieme per dieci anni. Un rapporto intenso, ma da tempo logorato da incomprensioni e silenzi. Quando Giulia, con grande fatica, comunicò a Marco la sua intenzione di lasciarlo, lui reagì con una rabbia incontrollabile. Il rifiuto dell'abbandono, forse rievocazione di antichi traumi relazionali, si trasformò in un bisogno ossessivo di controllo. Inizialmente, le sue reazioni furono limitate a telefonate continue e messaggi minacciosi. Ma con il passare dei giorni, la disperazione e la paura di perdere Giulia si tramutarono in aggressione fisica. In un litigio, spinto da una cieca gelosia e dall'incapacità di accettare la fine della relazione, Marco la strattonò con forza, causandole delle contusioni. Per lui, il distacco era un'umiliazione intollerabile, un vuoto che cercava di riempire con la forza, convinto che solo così avrebbe potuto "riprendere" ciò che sentiva suo.
Il percorso di Marco al CIPR è iniziato in seguito a una segnalazione esterna. Inizialmente resistente, ha poi compreso che la sua rabbia era un tentativo disfunzionale di gestire un dolore profondo e antico, legato forse a dinamiche di rifiuto precoci. Le sedute di psicoterapia relazionale lo hanno aiutato a riconoscere le dinamiche di attaccamento insicuro e la trasmissione intergenerazionale di traumi legati all'abbandono, che lo portavano a reagire in modo aggressivo di fronte alla perdita. L'utilizzo del biofeedback, in particolare per la regolazione della risposta cardiovascolare e della tensione muscolare, si è rivelato cruciale. Marco ha imparato a identificare i primi segnali fisiologici dell'escalation della rabbia e a mettere in atto tecniche di rilassamento e autoregolazione prima che questa degenerasse in violenza. Ha così sviluppato una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e strumenti concreti per gestirle, riducendo drasticamente gli episodi di aggressività e imparando a vivere il distacco con maggiore accettazione.
Sara: La Ragnatela della Manipolazione
Sara e Luca si erano conosciuti all'università. La loro storia era stata un turbine di emozioni, ma da qualche tempo Luca sentiva un peso, un'oppressione costante. Quando cercò di allontanarsi, Sara iniziò un'escalation di comportamenti manipolatori. Non c'erano spintoni o schiaffi, ma le sue parole erano come lame affilate. Minacciava di farsi del male, di rovinare la sua reputazione, di rivelare segreti personali. Alternava suppliche disperate a accuse velenose, giocando con i sensi di colpa di Luca. Lo isolò dagli amici, lo controllava costantemente, minando la sua autostima e la sua percezione della realtà. Luca si sentiva intrappolato in una ragnatela invisibile, sfinito e confuso, incapace di trovare la forza di liberarsi da quella violenza psicologica che lo stava lentamente annientando. Per Sara, la separazione era un'onta, un tradimento insostenibile che cercava di scongiurare con ogni mezzo, pur di non affrontare il dolore del rifiuto.
Sara ha intrapreso un percorso terapeutico al CIPR spinta da un profondo senso di solitudine e dalla consapevolezza che le sue relazioni erano ciclicamente fallimentari. Ha scoperto che la sua manipolazione era una strategia di controllo scaturita da una paura paralizzante dell'abbandono, radicata in esperienze di rifiuto prenatale e perinatale. La terapia le ha permesso di esplorare questi vissuti primari di rifiuto e il loro impatto sulla sua capacità di fidarsi e di sentirsi sicura nelle relazioni. Il biofeedback, utilizzato per monitorare la variabilità della frequenza cardiaca e la conduttanza cutanea, l'ha aiutata a riconoscere l'ansia e la paura che si celavano dietro i suoi comportamenti manipolatori. Ha imparato tecniche di autoregolazione emotiva che le hanno permesso di ridurre l'intensità delle sue reazioni di panico all'idea del distacco. Con il tempo, Sara ha sviluppato una maggiore fiducia in sé stessa e negli altri, imparando a esprimere i suoi bisogni in modo sano e a costruire relazioni basate sul rispetto reciproco, anziché sul controllo e la paura.
Non Affrontare il Dolore da Solo
Le storie di Marco e Sara sono solo due esempi di come le difficoltà nella separazione e il rifiuto relazionale possano portare a dinamiche distruttive. Se riconosci in queste descrizioni, o in altre forme, i tuoi vissuti o quelli di persone a te vicine, sappi che non sei solo. I traumi da rifiuto, specialmente quelli con radici profonde nel periodo prenatale o perinatale, possono avere un impatto significativo sulla capacità di vivere relazioni sane e di affrontare i distacchi. Questi vissuti, spesso aggravati da dinamiche di trasmissione intergenerazionale del trauma, meritano attenzione e cura.
L'Associazione Italiana di Psicotraumatologia Clinica (AIPC) e il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) di Pescara e Roma offrono supporto e percorsi di aiuto. I nostri professionisti volontari sono qui per ascoltarti e accompagnarti in un percorso di elaborazione del dolore e di costruzione di nuove modalità relazionali, anche attraverso l'utilizzo di tecniche innovative come il biofeedback per favorire una migliore regolazione emotiva.
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Reel parlato omicidi familiari settimana dal 5 all'11 giugno 2025