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L'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), fondata a Roma nel 2001, attraverso il suo Osservatorio Nazionale sui Delitti Familiari, fondato a Roma nel 2013, svolge un lavoro cruciale di raccolta e analisi di dati relativi ai delitti familiari in Italia. Il lavoro dell'AIPC si basa su report dettagliati (settimanali, mensili, trimestrali, semestrali e annuali), che attingono primariamente da articoli di testate giornalistiche, fornendo una prospettiva ampia, sebbene non istituzionale, su queste manifestazioni di violenza. La definizione di "familiarità" adottata dall'Osservatorio è volutamente estesa, abbracciando non solo i legami di parentela, ma anche relazioni di conoscenza, colleganza, vicinanza, amicizia e rapporti affettivi/sentimentali, sia attuali che passati, per cogliere la complessità delle interazioni coinvolte. L'analisi è multidimensionale, esplorando il sesso di vittime e autori, la distribuzione geografica, le armi utilizzate e il grado di familiarità.
Profilo Vittima
Genere: uomo (50%); donna (50%)
Commento psicologico-criminologico: Questa parità nella distribuzione di genere tra le vittime negli omicidi familiari è un dato interessante e merita un'analisi più approfondita. Tradizionalmente, gli omicidi in ambito domestico tendono a vedere una maggiore prevalenza di vittime donne (femminicidi), soprattutto in contesti di violenza di genere. Tuttavia, un 50% di vittime maschili suggerisce che stiamo osservando un fenomeno più complesso, che potrebbe includere dinamiche di conflitti di lunga data, dispute patrimoniali, liti per custodia dei figli che degenerano, o anche casi di legittima difesa (sebbene rari e da accertare) o omicidi commessi da donne in contesti di violenza subita o per esasperazione. Dal punto di vista scientifico, è fondamentale analizzare il contesto relazionale specifico per comprendere le diverse traiettorie che portano all'omicidio, che non si limitano al solo femminicidio.
Età: 18-35 (30%); 54-71 (30%)
Commento psicologico-criminologico: La presenza di due picchi d'età distinti indica che gli omicidi familiari colpiscono in fasce d'età molto diverse, riflettendo probabilmente diverse tipologie di relazioni e stressor. Il gruppo 18-35 anni potrebbe essere associato a relazioni di coppia giovani, con problematiche legate alla gelosia, al controllo, alla difficoltà di gestione dei conflitti o a crisi di separazione imminenti. La fascia 54-71 anni, invece, potrebbe riflettere situazioni di coppie anziane con dinamiche relazionali logore, stress legati a malattie o dipendenze di uno dei partner, tensioni familiari prolungate o dispute legate a eredità e gestione del patrimonio. Scientificamente, la vulnerabilità in diverse fasi del ciclo di vita familiare richiede approcci preventivi e di supporto specifici.
Familiarità in riferimento all’autore: Partner (40%)
Il fatto che il partner sia la vittima nel 40% dei casi conferma che la relazione di coppia è il contesto più a rischio per gli omicidi familiari. Questo dato è coerente con la letteratura criminologica che evidenzia come la casa, spesso percepita come luogo sicuro, possa diventare il teatro di violenze estreme a causa dell'intimità e della complessità emotiva dei legami. Psicologicamente, queste dinamiche sono spesso il culmine di una escalation di violenza (fisica, psicologica, economica) o di una crisi relazionale non gestita, dove il senso di possesso, la gelosia patologica o la percezione di tradimento possono giocare un ruolo centrale.
Distribuzione geografica: Centro (40%)
Una concentrazione significativa nel Centro Italia (40%) richiederebbe un'analisi più approfondita delle specificità socio-culturali ed economiche di queste regioni. Non è automatico associare un'area geografica a una maggiore propensione alla violenza familiare, ma potrebbero esserci fattori come la densità abitativa, la struttura demografica, la disponibilità di servizi di supporto alle famiglie in crisi, o anche dinamiche culturali specifiche (es. legate al concetto di onore o alla gestione dei conflitti familiari) che influenzano la frequenza degli eventi. Scientificamente, questo dato suggerisce la necessità di ricerche localizzate per identificare eventuali fattori di rischio ambientali o contestuali.
Arma utilizzata: Arma da taglio (40%)
L'arma da taglio è spesso un indicatore di un'alta emotività e di un impulso omicidiario che nasce in un contesto di prossimità e di rapida escalation. L'uso di un'arma bianca, spesso disponibile in ambito domestico (es. coltelli da cucina), suggerisce che l'atto non è sempre premeditato con una specifica arma da fuoco, ma può essere il risultato di una lite che degenera improvvisamente o di un accesso di ira. Dal punto di vista scientifico-forense, le ferite da taglio indicano una vicinanza fisica tra autore e vittima e un'azione spesso reiterata e violenta, riflettendo l'intensità dell'odio o della disperazione nel momento del delitto.
Profilo Autore
Genere: Uomo (60%)
Commento psicologico-criminologico: Questo dato è coerente con le statistiche generali sugli omicidi, dove gli uomini sono statisticamente più spesso autori di reati violenti. In ambito familiare, la prevalenza maschile riflette spesso dinamiche di potere e controllo, mascolinità tossica, incapacità di gestire la frustrazione e la rabbia o la percezione di una minaccia al proprio status o ego. Tuttavia, il fatto che il restante 40% sia donna (se la percentuale si riferisce al complementare) suggerisce che anche le donne possono commettere omicidi familiari, spesso in contesti di violenza subita prolungata, disperazione, o a seguito di gravi disturbi psicologici.
Età: 18-35 (30%); 36-53 (30%); 54-71 (30%)
L'equa distribuzione tra queste tre fasce d'età è un dato particolarmente significativo e meno comune. Indica che gli autori di omicidi familiari non rientrano in un profilo anagrafico univoco.
18-35 anni: Potrebbe indicare problemi legati all'immaturità emotiva, alla difficoltà di accettare la fine di una relazione, alla gelosia patologica o a situazioni di abuso di sostanze.
36-53 anni: Questa è spesso la fascia di età in cui si manifestano le crisi di mezza età, le difficoltà economiche, i fallimenti professionali o relazionali che possono portare a elevati livelli di stress e frustrazione, talvolta sfociando in violenza.
54-71 anni: Come per le vittime, in questa fascia d'età gli omicidi possono essere legati a malattie croniche, senso di perdita o solitudine, lunghe storie di conflitti intrafamiliari o disturbi cognitivi/psichiatrici insorti in età avanzata. Scientificamente, questa distribuzione eterogenea richiede un'analisi multidimensionale dei fattori di rischio specifici per ogni fase del ciclo di vita.
Familiarità in riferimento alla vittima: Partner (40%)
Come per la vittima, il fatto che il partner sia l'autore nel 40% dei casi rafforza l'idea che le dinamiche relazionali di coppia siano il fulcro di questi omicidi. L'uccisione del partner è spesso il culmine di una relazione disfunzionale e violenta, dove l'autore può provare un senso di possesso estremo, paura dell'abbandono, vendetta o una profonda disperazione che lo porta a un atto estremo. Dal punto di vista criminologico, è un fenomeno che si inserisce nel più ampio quadro della violenza domestica.
Distribuzione geografica: Centro (40%)
La corrispondenza della distribuzione geografica tra vittima e autore è logica, dato che si tratta dello stesso evento. Il commento fatto per la vittima riguardo la necessità di indagini approfondite sulle specificità del Centro Italia vale anche per gli autori, suggerendo che fattori contestuali e sociali potrebbero influenzare la propensione alla violenza in quell'area.
Arma utilizzata: Arma da taglio (40%)
L'uso preponderante di armi da taglio da parte dell'autore ribadisce l'idea di un atto spesso non pianificato nel dettaglio, ma piuttosto impulsivo e scaturito da una situazione di conflitto o di forte stress emotivo. La disponibilità dell'arma nell'ambiente domestico facilita l'atto violento. Questo tipo di arma, per la sua natura, implica una vicinanza fisica e una violenza diretta, che spesso riflettono un'intensa espressione di rabbia, disperazione o risentimento personale.
In sintesi, i dati forniti delineano un quadro complesso degli omicidi familiari in Italia, che va oltre la narrativa del solo femminicidio, mostrando una variabilità nelle vittime (uomini e donne in egual misura, diverse fasce d'età) e negli autori (età distribuita, ma prevalentemente uomini), con il partner come figura centrale in entrambi i ruoli. L'uso dell'arma da taglio e la concentrazione geografica suggeriscono che molti di questi delitti sono atti impulsivi o il culmine di tensioni relazionali che esplodono in contesti di prossimità.
Per informazioni e per fissare un primo colloquio, potete contattare l'AIPC ai Centri di Roma e Pescara. Il numero di telefono e WhatsApp è il 3924401930 (disponibile dalle ore 12:00 alle ore 16:00, anche nei giorni festivi). Potete anche scrivere un'email a aipcitalia@gmail.com. Siamo a vostra disposizione per ascoltarvi e offrirvi il supporto di cui avete bisogno.