Osservando "Sotto le foglie" con gli strumenti della psicotraumatologia relazionale, il film trascende il genere del dramma familiare per diventare una potente allegoria clinica del trauma relazionale complesso e della sua trasmissione intergenerazionale. La narrazione non è più solo la storia di un conflitto, ma la rappresentazione di un sistema familiare disfunzionale in cui i legami stessi sono fonte di minaccia e sofferenza.
1. Il "Veleno" come metafora del trauma non elaborato
Il fulcro dell'analisi è l'incidente dell'avvelenamento. Dal punto di vista psicotraumatologico, i funghi velenosi non sono che la manifestazione concreta e somatica di un "veleno" molto più antico e pervasivo: il trauma dell'attaccamento tra Michelle (la madre) e Valérie (la figlia). Il Cibo come Cura e Minaccia: L'atto del nutrire, archetipo della funzione di CURA, è qui completamente sovvertito. Il cibo preparato dalla madre, anziché essere fonte di vita e sicurezza, diventa una minaccia mortale. Questo riflette una dinamica di attaccamento insicuro (probabilmente disorganizzato), in cui la figura di riferimento è contemporaneamente fonte di conforto e di paura. Valérie non reagisce solo al fungo, ma a un'intera vita di cure "inquinate" da non detti, colpe e probabili fallimenti sintonici da parte della madre.
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2. Disregolazione emotiva e i sistemi di Panksepp
Le reazioni dei personaggi possono essere lette attraverso la lente dei sette sistemi emotivi primari di Jaak Panksepp, un modello rilevante nell'approccio del CIPR.
La famiglia del film mostra una profonda disregolazione di questi sistemi: Iper-attivazione dei sistemi di minaccia: PAURA: Il sistema della paura in Valérie è cronicamente attivato.
La sua reazione all'avvelenamento è sproporzionata perché si innesta su una paura preesistente di essere "contaminata" e danneggiata emotivamente dalla madre. RABBIA: La rabbia di Valérie è la reazione a una percezione di ingiustizia e violazione dei propri confini che dura da una vita. È una rabbia difensiva, che serve a creare distanza da una figura di attaccamento percepita come pericolosa.
Ipo-attivazione dei sistemi pro-sociali: CURA: Come già detto, il sistema della cura è distorto e inefficace. Gli sforzi di Michelle sono respinti perché non sono "sintonizzati" con i bisogni reali della figlia, ma probabilmente con i propri bisogni irrisolti di redenzione. GIOCO: Nel sistema madre-figlia non c'è spazio per la leggerezza, la spontaneità e la gioia condivisa, elementi fondamentali per un legame sano. L'unico barlume di GIOCO e di cura non contaminata si manifesta nel rapporto "saltando una generazione", tra la nonna (Michelle) e il nipote (Lucas), dove il carico traumatico è meno diretto. PANICO/TRISTEZZA: Sotto la rabbia, entrambe le donne vivono in uno stato cronico di tristezza e lutto per la perdita di un legame sano che non hanno mai avuto.
3. L'Approccio del protocollo CIPR
Di fronte a un quadro familiare come quello descritto, il protocollo del CIPR interverrebbe su più livelli per interrompere la trasmissione intergenerazionale del trauma: Valutazione con la SVITR: Il primo passo sarebbe una valutazione approfondita dell'impatto traumatico attraverso strumenti come la Scala di Valutazione dell'Impatto Traumatico Relazionale (SVITR). Questa permetterebbe di mappare le aree di funzionamento compromesse (regolazione emotiva, relazioni interpersonali, immagine di sé) sia in Michelle che in Valérie. Lavoro sul Corpo e sulla Regolazione: L'avvelenamento è una somatizzazione.
L'approccio del CIPR, che integra tecniche come il biofeedback, si focalizzerebbe sull'aiutare le due donne a regolare i loro stati fisiologici di iper-attivazione (la rabbia e la paura di Valérie) e di ipo-attivazione (la probabile dissociazione e il senso di vuoto di Michelle). L'obiettivo è ampliare la loro "finestra di tolleranza" per poter affrontare il materiale traumatico senza esserne travolte.
Rielaborazione dei Traumi d'Attaccamento: La terapia si concentrerebbe sul dare un nome e un senso ai "non detti" e alle memorie implicite che governano la relazione. Si lavorerebbe per aiutare Valérie a comprendere che la sua reattività è una risposta al trauma e per aiutare Michelle a riconoscere l'impatto delle sue azioni e del suo passato irrisolto.
Riparazione della Funzione Riflessiva: L'obiettivo finale non è la riconciliazione forzata, ma lo sviluppo in entrambe di una funzione riflessiva: la capacità di pensare ai propri stati mentali e a quelli dell'altra, uscendo dalla spirale di azione-reazione per entrare in uno spazio di comprensione e, potenzialmente, di elaborazione del lutto per il legame che non è stato.
In conclusione, "Sotto le foglie", letto attraverso questa lente, diventa un caso di studio su come le ferite relazionali non curate si trasmettano come un veleno silenzioso attraverso le generazioni, e su come sia necessario un intervento specialistico per bonificare il "terreno" familiare e permettere la crescita di legami più sani.
Se queste dinamiche risuonano con la tua esperienza, il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) offre percorsi specializzati per affrontare i traumi relazionali.
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