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Sintesi Seminario Questura di Roma: Psicotraumatologia Relazionale e Violenza Domestica: Un Approccio Scientif

18/05/2025 17:41

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Sintesi Seminario Questura di Roma: Psicotraumatologia Relazionale e Violenza Domestica: Un Approccio Scientifico per la Prevenzione e il Contrasto"

Sintesi Seminario Questura di Roma: Psicotraumatologia Relazionale e Violenza Domestica: Un Approccio Scientifico per la Prevenzione e il Contrasto".

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Sintesi Seminario Questura di Roma: Psicotraumatologia Relazionale e Violenza Domestica: Un Approccio Scientifico per la Prevenzione e il Contrasto"

Il 15 Maggio 2025, la Sala A. COCOLA della Questura di Roma è stata il palcoscenico di un evento di straordinaria importanza: il seminario gratuito "Psicotraumatologia Relazionale e Violenza Domestica: Un Approccio Scientifico per la Prevenzione e il Contrasto". Organizzato in una sinergia cruciale tra la Questura di Roma – Ufficio Aggiornamento ed Addestramento Professionale e l'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), l'incontro ha richiamato circa cinquanta partecipanti, tra cui operatori della Polizia di Stato e professionisti (e futuri professionisti) della Salute, tutti uniti dall'obiettivo di combattere un fenomeno troppo spesso sommerso.

 

L'evento ha visto la partecipazione di relatori di altissimo profilo: la Dott.ssa Tiziana Latino, Vice Questore della Polizia di Stato presso l’Ufficio Anticrimine della Questura di Roma; la Dott.ssa Carmen Pellino, Psicologa Psicoterapeuta ed esperta in psicodiagnostica; e il Dott. Massimo Lattanzi, Psicologo Psicoterapeuta e fondatore dell’AIPC. Le loro presentazioni hanno svelato le molteplici sfaccettature della violenza domestica, dalla sua prevenzione all'elaborazione dei traumi profondi che essa genera.

 

La Prevenzione in Prima Linea: L'Approccio della Questura di Roma

La Dott.ssa Tiziana Latino ha inaugurato il seminario con una narrazione che ha toccato il cuore del problema: un drammatico caso di aggressione domestica che, pur non avendo generato una denuncia formale da parte della vittima, ha comunque attivato il Codice Rosso. Questo scenario ha messo in luce la cruda realtà dei fenomeni sommersi: la violenza domestica, troppo spesso relegata a "fatto privato" o minimizzata dalle stesse vittime, è in realtà un crimine a tutti gli effetti che, se non interrotto, evolve in una devastante escalation.

 

La Dott.ssa Latino ha enfatizzato la necessità ineludibile di lavorare sulla prevenzione, sfidando l'obsoleta ideologia che "i panni sporchi si lavano in famiglia". Ha illustrato l'efficacia di strumenti innovativi come l'ammonimento del Questore: un provvedimento amministrativo che permette di intervenire precocemente anche in assenza di denuncia, reprimendo condotte non ancora penalmente rilevanti ma chiaramente abusive. Questo è un passo cruciale per interrompere la spirale della violenza e tutelare le vittime, anche quando non si sentono tali.

 

Sono stati poi presentati due protocolli fondamentali: il protocollo EVA, dedicato alle donne, che facilita l'emersione e l'attivazione di percorsi di protezione; e il protocollo ZEUS, rivolto agli uomini ammoniti, che mira a promuovere la consapevolezza del disvalore delle proprie azioni e a prevenire la recidiva, fornendo un elenco di centri di supporto. La Dott.ssa Latino ha infine sottolineato l'importanza della sorveglianza speciale, misura preventiva potenziata ed estesa, un chiaro segnale di quanto la società stia elevando la gravità di questi reati, equiparandoli a quelli di stampo mafioso o terroristico. Tutti gli operatori della rete stanno lavorando instancabilmente per anticipare la soglia di intervento, poiché questi crimini richiedono un'azione immediata e decisa.

 

Se stai vivendo situazioni di violenza o stalking, non affrontarle da solo/a. Che tu sia una vittima, un familiare preoccupato, o stia lottando con comportamenti che ledono gli altri, c'è un modo per uscirne.

Se sei un appartenente alle Forze dell'Ordine, riconosciamo le sfide uniche del tuo ruolo. Sia che tu sia testimone di queste dinamiche nel tuo lavoro quotidiano, o che ti trovi coinvolto/a personalmente o in famiglia, il peso può essere enorme. L'accesso a un supporto specializzato e confidenziale è cruciale anche per te.

L'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC) offre l'aiuto di professionisti volontari (psicoterapeuti) pronti ad ascoltarti con la massima riservatezza e senza alcun giudizio. Chiedere aiuto è il primo passo fondamentale verso il benessere e la risoluzione. Contatta i volontari dell'AIPC: riceverai il supporto qualificato necessario per comprendere, gestire e superare queste difficili dinamiche. La tua sicurezza e il tuo equilibrio sono importanti.

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Le Radici Profonde del Trauma: Il Modello AIP e le Dinamiche Disfunzionali

La Dott.ssa Carmen Pellino, stimata Psicologa Psicoterapeuta ed esperta in psicodiagnostica ed EMDR, ha immerso i partecipanti nelle complesse dinamiche della psicotraumatologia, illustrando il modello Adaptive Information Processing (AIP). Ha evidenziato come le esperienze traumatiche non elaborate siano alla radice dei copioni rigidi e ripetitivi che perpetuano la violenza, sia negli autori che nelle vittime.

 

Attraverso la sua vasta esperienza clinica, la Dott.ssa Pellino ha delineato i profili psicologici di autori e vittime: gli autori di violenza spesso presentano tratti di personalità specifici o veri e propri disturbi (ad esempio, profili evitanti-dipendenti o antisociali-evitanti-negativisti), usando la violenza in modo strumentale o reattivo. Le vittime, invece, sviluppano cicatrici emotive profonde, manifestando bassa autostima, dipendenza affettiva, sensi di colpa e disturbi post-traumatici, fino a veri e propri disturbi di personalità nei casi cronici (spesso con una diade evitante-dipendente). La Dott.ssa Pellino ha analizzato le dinamiche interpersonali disfunzionali, come il ciclo della violenza, la co-dipendenza e il legame traumatico.

Il modello AIP è stato presentato come uno strumento potente per comprendere come, di fronte a un trauma, il sistema nervoso centrale possa "congelare" immagini, emozioni, sensazioni corporee e convinzioni negative, anziché elaborarle. Negli autori, questo si traduce in credenze disfunzionali come "se non controllo, sarò controllato", che alimentano la violenza. Nelle vittime, invece, si manifesta con sentimenti di impotenza, autocolpevolizzazione e difficoltà a uscire da relazioni tossiche.

 

La Dott.ssa Pellino ha poi condiviso dati significativi raccolti dall'AIPC tra il 2012 e il 2025 su 115 soggetti, delineando profili emblematici che evidenziano come il trauma plasmi non solo la psiche ma anche le reazioni alla frustrazione: gli autori tendono a esternalizzare l'aggressività, mentre le vittime la interiorizzano, auto-colpevolizzandosi. Il modello AIP si conferma uno strumento fondamentale per l'elaborazione dei traumi passati, la gestione degli stimoli emotivi nel presente e lo sviluppo di risorse personali per affrontare il futuro in modo più adattivo.

 

La Psicotraumatologia Integrata: Dalle "Red Flags" all'Impronta Corporea del Trauma

Il Dott. Massimo Lattanzi, Psicologo Psicoterapeuta e fondatore dell’AIPC, ha introdotto la cruciale visione della psicotraumatologia integrata, un approccio multidisciplinare che unisce conoscenze psicologiche, fisiologiche e relazionali. Ha enfatizzato la necessità di superare una concezione limitata del trauma, estendendola alle ferite invisibili ma profonde generate all'interno delle relazioni significative: abusi, trascuratezza affettiva, abbandono e violenza psicologica – i traumi relazionali.

 

Un punto centrale del suo intervento è stato il concetto di "Red Flags": non semplici segnali di attrito interpersonale, ma veri e veri e propri trigger di ferite emotive pregresse, capaci di riattivare schemi dolorosi radicati spesso nell'infanzia. Queste "bandiere rosse" devono essere indagate profondamente, analizzando il significato soggettivo, la storia relazionale e il potenziale di ritraumatizzazione. L'approccio AIPC si concentra sulla psicoeducazione sul trauma, l'insegnamento di tecniche di regolazione emotiva, il lavoro sui modelli di attaccamento interiorizzati e il potenziamento delle competenze comunicative assertive.

 

Il Dott. Lattanzi ha magistralmente spiegato come il trauma non si limiti alla psiche, ma lasci una devastante impronta sul corpo (soma), un concetto esemplificato dal commovente caso di una sua paziente, simbolo di come la violenza subita possa determinare una degenerazione psicofisica profonda. Ha poi approfondito il ruolo del sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico) nello sbilanciamento cronico post-trauma, che porta a sintomi persistenti come ipervigilanza, ansia e difficoltà relazionali. Ha descritto la disregolazione emotiva come una difficoltà a riconoscere, tollerare e gestire emozioni intense, manifestandosi sia con "acting in" (interiorizzazione del disagio) che "acting out" (aggressività, autolesionismo).

Un'altra dinamica cruciale analizzata è la "familiarità traumatica": la tendenza inconscia a ricreare nelle relazioni adulte schemi dolorosi dell'infanzia, un tentativo, spesso disfunzionale, di "riparare il passato". Frasi come "Mi sento a casa nel caos" o "Devo salvare il mio partner" sono stati definiti "psico-marcatori" di questo profondo condizionamento.

 

L'intervento si è concluso con l'accento sull'importanza dell'intervento in fase acuta e l'applicazione del biofeedback, uno strumento rivoluzionario che permette di acquisire consapevolezza e controllo sulle risposte fisiologiche, stabilizzando l'emotività e facilitando l'elaborazione traumatica, come dimostrato nel caso dell'autore di violenza discusso dalla Dott.ssa Pellino.

 

Se stai vivendo situazioni di violenza o stalking, non affrontarle da solo/a. Che tu sia una vittima, un familiare preoccupato, o stia lottando con comportamenti che ledono gli altri, c'è un modo per uscirne.

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Un Futuro di Consapevolezza e Resilienza

Il seminario ha lanciato un messaggio chiaro e potente: è possibile spezzare la trasmissione intergenerazionale del trauma. Le cicatrici emotive, se affrontate con strumenti scientifici e un supporto adeguato, possono essere trasformate in fonte di forza e resilienza. Attraverso percorsi terapeutici mirati, individuali o di coppia, è possibile riconnettersi in modo sano con sé stessi e con gli altri, trasformando il dolore in consapevolezza e costruendo relazioni basate su fiducia, autenticità e rispetto. Un impegno collettivo per un futuro libero dalla violenza e dalle sue dolorose eredità.

 

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