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La narrazione della disregolazione: dal trauma relazionale alla violenza

29/08/2025 08:35

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La narrazione della disregolazione: dal trauma relazionale alla violenza

Il presente articolo analizza la correlazione tra trauma relazionale precoce e comportamenti distruttivi come dipendenze e violenza.

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La narrazione della disregolazione: dal trauma relazionale alla violenza

Autori: Lattanzi M., Calzone T.

Affiliazione: Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF).

 

Abstract

Italiano: Il presente articolo analizza la correlazione tra trauma relazionale precoce e comportamenti distruttivi come dipendenze e violenza. La tesi centrale è che tali manifestazioni non siano patologie isolate, ma la "narrazione" esterna di una profonda disregolazione emotiva e fisiologica. L'analisi si basa sulla Teoria Polivagale di Stephen Porges, che descrive come il trauma comprometta il Sistema Nervoso Autonomo (SNA), e sulla Teoria dell'Attaccamento, che spiega la frammentazione del Sé. In questo quadro, le dipendenze e l'uso di sostanze sono interpretati come tentativi disfunzionali di automedicazione, mentre la violenza estrema, fino all'omicidio, rappresenta il totale collasso dei meccanismi di regolazione. Attraverso l'integrazione dei modelli teorici e dei dati dell'AIPC, del CIPR e dell'ONOF, si dimostra come l'omicidio familiare possa essere letto come l'esito di dinamiche traumatiche irrisolte. La conclusione sottolinea la necessità di un approccio clinico e forense "trauma-informed" per comprendere e prevenire la violenza, focalizzandosi sulla cura dei legami primari.

 

The narrative of dysregulation: from relational trauma to violence

Authors: Lattanzi, M., Calzone, T.

Affiliation: Italian Association of Psychology and Criminology (AIPC), Italian Center of Relational Psychotraumatology (CIPR), National Observatory of Family Homicides (ONOF).

 

English: This article analyzes the correlation between early relational trauma and destructive behaviors such as addictions and violence. The central thesis is that these manifestations are not isolated pathologies but the external "narrative" of a profound emotional and physiological dysregulation. The analysis is based on Stephen Porges' Polyvagal Theory, which describes how trauma compromises the Autonomic Nervous System (ANS), and Attachment Theory, which explains the fragmentation of the Self. Within this framework, addictions and substance use are interpreted as dysfunctional attempts at self-medication, while extreme violence, including homicide, represents the total collapse of regulatory mechanisms. By integrating the theoretical models and data from the AIPC, CIPR, and ONOF, it is demonstrated that family homicide can be understood as the outcome of unresolved traumatic dynamics. The conclusion emphasizes the need for a "trauma-informed" clinical and forensic approach to understand and prevent violence, focusing on healing primary relationships.

 

Introduzione: la matrice del comportamento disfunzionale

La comprensione del comportamento umano, in particolare nelle sue manifestazioni più distruttive, richiede oggi un cambio di prospettiva. Non si tratta più solo di analizzare il sintomo, ma di esplorare le sue origini profonde. Il trauma relazionale emerge come la matrice generativa di una vasta gamma di comportamenti disfunzionali, non come un semplice fattore di rischio, ma come la radice stessa di una "cascata" di conseguenze che si manifestano nel corso della vita.

La tesi centrale di questo articolo, basata sui modelli dell'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) e dell'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), è che tali comportamenti – dalle dipendenze alla violenza estrema – non sono irrazionali. Al contrario, rappresentano una forma di comunicazione, una "narrazione della disregolazione". Quando il dolore interno e il caos fisiologico non possono essere espressi a parole, trovano una via d'uscita nell'azione. Il comportamento diventa l'unica storia possibile del trauma. Questa "narrazione" non è una semplice metafora, ma un'espressione radicata nella neurobiologia. Il trauma relazionale precoce, infatti, compromette lo sviluppo cerebrale e l'integrazione tra le aree del cervello che gestiscono emozioni e linguaggio, lasciando l'individuo in uno stato di disregolazione emotiva e fisiologica cronica.

 

Le fondamenta neurobiologiche della disregolazione

Per comprendere il comportamento post-traumatico, è essenziale decifrare il linguaggio del corpo, ovvero il Sistema Nervoso Autonomo (SNA). La Teoria Polivagale di Stephen Porges offre una lente interpretativa cruciale. Il SNA non è un semplice sistema duale, ma una gerarchia di tre circuiti neurali che determinano le nostre risposte a sicurezza e pericolo.

  • Sistema Ventrovagale: Il circuito più evoluto, responsabile dell'ingaggio sociale. Ci permette di comunicare e sentirci al sicuro.
  • Sistema Simpatico: Si attiva in risposta a una minaccia percepita, preparandoci alla lotta o fuga.
  • Sistema Dorsovagale: La risposta più arcaica, che innesca l'immobilizzazione o il collasso quando la minaccia è soverchiante.

 

Il trauma relazionale, tuttavia, compromette la "neurocezione", ovvero la capacità del sistema nervoso di valutare inconsciamente l'ambiente. Un individuo traumatizzato vive in un costante stato di allerta, interpretando segnali neutri come minacciosi. Ciò lo "blocca" in stati difensivi, oscillando tra iper-arousal (ansia, rabbia, ipervigilanza) e ipo-arousal (vuoto, depressione, distacco emotivo), rendendo impossibile operare all'interno della propria "finestra di tolleranza" emotiva.

Questo fallimento nella regolazione è la conseguenza diretta della mancata "co-regolazione" con un caregiver primario. Il bambino, senza una guida che lo aiuti a gestire le proprie emozioni, impara a operare in un perenne stato di disregolazione.

 

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La frammentazione del sé e la ricerca di anestesia

L'impatto del trauma relazionale non si limita alla fisiologia, ma modella profondamente la struttura della personalità. La Teoria dell'Attaccamento di Bowlby, integrata con la Teoria Polivagale, spiega come le esperienze avverse portino a un attaccamento disorganizzato, in cui il caregiver è contemporaneamente fonte di conforto e paura. Questo conflitto irrisolvibile causa la dissociazione strutturale della personalità, un meccanismo di difesa in cui il Sé si frammenta in "parti apparentemente normali" (che gestiscono la quotidianità) e "parti emotive" (che contengono le memorie traumatiche non elaborate).

Di fronte a un mondo interno così caotico, l'individuo cerca disperatamente strategie per anestetizzare il dolore. Qui entra in gioco l'ipotesi dell'automedicazione. Le dipendenze (da sostanze, cibo, o relazioni) non sono ricerca di piacere, ma tentativi disfunzionali di gestire stati emotivi intollerabili. Le sostanze sedative placano l'iper-arousal, mentre gli stimolanti combattono il vuoto e la depressione. I disturbi alimentari e le "nuove dipendenze" come la dipendenza affettiva sono altrettante manifestazioni di questo bisogno di controllo o di riempimento di un vuoto interiore. La relazione stessa diventa una "sostanza" che l'individuo con trauma non elaborato cerca compulsivamente per regolare i propri stati interni.

 

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La narrazione violenta: dall'agito impulsivo all'omicidio

Quando ogni tentativo di automedicazione fallisce, la disregolazione può sfociare nella sua forma più distruttiva: la violenza. L'agito violento non è una scelta consapevole, ma un "sequestro" del cervello razionale (corteccia prefrontale) da parte dei circuiti di allarme primitivi (amigdala). L'individuo, percependo una minaccia intollerabile, risponde in modo automatico con il programma di sopravvivenza della "lotta". Questo fenomeno si manifesta nel ciclo intergenerazionale della violenza, dove i traumi infantili si traducono in comportamenti violenti in età adulta.

L'omicidio familiare, in particolare, rappresenta l'apice di questo processo. L'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), promosso dall'AIPC, analizza questi eventi non come atti isolati, ma come l'esito finale di un "collasso relazionale". I dati rivelano che l'omicidio d'impeto, spesso perpetrato con armi da taglio, è l'estrema "narrazione" di un dolore e di una disregolazione diventati biologicamente insostenibili. L'atto di violenza finale diventa un tentativo, seppur tragico e patologico, di porre fine a una tensione insostenibile, annientando il sistema relazionale per cercare una "quiete" finale.

 

Conclusioni: la prevenzione attraverso la scienza

La complessità di questa "narrazione della disregolazione" richiede un approccio integrato. Il modello dell'AIPC/CIPR, promosso da Massimo Lattanzi e Tiziana Calzone, combina neuroscienze, psicotraumatologia e criminologia per offrire una visione olistica. I sintomi non sono "difetti", ma strategie di sopravvivenza. L'obiettivo terapeutico non è sopprimere il comportamento, ma comprenderne il messaggio e aiutare l'individuo a trovare modi più sani per narrare la propria esperienza.

L'intervento deve essere fasico: prima la stabilizzazione fisiologica con tecniche come il biofeedback, poi la rielaborazione delle memorie traumatiche con approcci come l'EMDR, e infine la ricostruzione di legami relazionali sicuri. Questo approccio ha profonde implicazioni anche in ambito forense, dove la valutazione del trauma complesso dovrebbe superare il concetto binario di "sanità/infermità mentale".

In conclusione, il lavoro di enti come AIPC, CIPR e ONOF è cruciale per passare dalla reazione alla catastrofe alla prevenzione scientifica. Comprendere la sofferenza che si cela dietro la violenza e investire nella cura dei legami primari è l'unico modo per interrompere il ciclo intergenerazionale del trauma e costruire una società più resiliente e sicura.

 

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Riferimenti bibliografici

Lattanzi, M., & Calzone, T. (a cura di). (2024). Linee Guida AIPC per l'Analisi del Rischio negli Omicidi Familiari. Roma: AIPC Press.

​Calzone, T., & Lattanzi, M. (2023). Il Trauma Relazionale Complesso: Dalla disregolazione emotiva all'atto criminale. Edizioni Scientifiche AIPC.

​Lattanzi, M., & Calzone, T. (2025). Modelli di intervento clinico sulla violenza domestica e la risonanza traumatica. Documentazione del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), Pescara.

​Lattanzi, M., & Calzone, T. (2022). La grammatica della violenza: un'analisi psicotraumatologica del femminicidio. Rivista di Criminologia e Psichiatria Forense, 12(3), 45-62.

​ONOF - Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (Direttori: M. Lattanzi, T. Calzone). (2025). Report Annuale sulla Violenza Intrafamiliare in Italia: Dati e Analisi. Consultabile su: www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it.

​AIPC - Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (Presidenza: M. Lattanzi). (2025). Archivio Pubblicazioni e Ricerche. Consultabile su: www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it.

 

 

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