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Agosto di sangue: autopsia psicotraumatologica del femminicidio

31/08/2025 08:45

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Agosto di sangue: autopsia psicotraumatologica del femminicidio

Questo articolo propone un'analisi del femminicidio con la lente della psicotraumatologia relazionale, discostandosi dagli approcci criminologici tradizionali.

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Agosto di sangue: autopsia psicotraumatologica del femminicidio

A cura di Massimo Lattanzi e Tiziana Calzone. Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR). Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF)

 

Abstract (Italiano)

Questo articolo propone un'analisi del femminicidio attraverso la lente della psicotraumatologia relazionale, discostandosi dagli approcci criminologici tradizionali. La tesi centrale è che l'atto omicida non sia un evento impulsivo o inspiegabile, ma l'esito catastrofico di un collasso neurobiologico radicato in una "matrice traumatica" di esperienze avverse precoci. Utilizzando un modello integrato che attinge alla Teoria Polivagale di Porges, alla teoria dell'attaccamento e alla dissociazione strutturale, l'articolo ridefinisce la violenza come una "narrazione somatica" della disregolazione emotiva. Attraverso l'analisi psicotraumatologica di diversi femminicidi avvenuti nel mese di agosto, si illustra come trigger quali la separazione o il rifiuto attivino risposte di sopravvivenza primitive ("lotta") in un sistema nervoso già compromesso, "sequestrando" le funzioni esecutive superiori. L'atto finale viene decodificato come un tentativo patologico di annientare la fonte percepita di un dolore psicologico intollerabile. In conclusione, si delinea la necessità di un cambio di paradigma: dalla risposta puramente punitiva a una strategia di prevenzione proattiva, inquadrata come una priorità di salute pubblica e fondata sulla scienza del trauma.

 

Bloody August: A Psychotraumatological Autopsy of Femicide

Edited by Massimo Lattanzi and Tiziana Calzone. Italian Association of Psychology and Criminology (AIPC) Italian Center for Relational Psychotraumatology (CIPR) National Observatory on Family Homicides (ONOF)

 

Abstract (English)

This article offers an analysis of femicide through the lens of relational psychotraumatology, departing from traditional criminological approaches. The central thesis posits that the homicidal act is not an impulsive or inexplicable event, but the catastrophic outcome of a neurobiological collapse rooted in a "traumatic matrix" of early adverse experiences. Using an integrated model that draws on Porges' Polyvagal Theory, attachment theory, and structural dissociation, the article reframes violence as a "somatic narrative" of emotional dysregulation. Through the psychotraumatological analysis of several femicides that occurred in August, it illustrates how triggers such as separation or rejection activate primitive survival responses ("fight") in an already compromised nervous system, "hijacking" higher executive functions. The final act is decoded as a pathological attempt to annihilate the perceived source of intolerable psychological pain. In conclusion, the paper outlines the need for a paradigm shift: from a purely punitive response to a proactive prevention strategy, framed as a public health priority and grounded in the science of trauma.

 

Introduzione: Oltre l'atto – il femminicidio come catastrofe del trauma relazionale

Questo report propone un'analisi radicalmente diversa del femminicidio, discostandosi dalla cronaca e dalla criminologia tradizionale per indagare le radici profonde del fenomeno attraverso la lente della psicotraumatologia relazionale. La tesi centrale è che il femminicidio non rappresenta un atto di malvagità inspiegabile o un "raptus" improvviso, ma costituisce l'esito finale, catastrofico, di un lungo processo psicobiologico radicato nel trauma relazionale. L'atto omicida viene qui ridefinito come l'ultima "narrazione somatica" di un dolore che l'autore non è in grado di verbalizzare, regolare o contenere.

La metodologia, fondata sul lavoro pionieristico dell'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC) e del suo Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), unisce neuroscienze, teoria dell'attaccamento e criminologia. L'obiettivo è spostare la prospettiva dal "cosa" è accaduto (il crimine) al "come" e "perché" si è verificato (l'architettura traumatica sottostante), passo fondamentale per transitare da un sistema di risposta reattivo a un paradigma di prevenzione proattivo e scientificamente fondato.

 

Sezione I: L'architettura della violenza relazionale: un inquadramento neurobiologico

Per decodificare la grammatica della violenza, è necessario comprenderne le fondamenta neurobiologiche.

La "matrice traumatica": il progetto della violenza

Il concetto di "matrice traumatica della violenza" (Lattanzi & Calzone) postula che le esperienze avverse precoci (abuso, trascuratezza, attaccamento insicuro) costituiscano una "matrice generativa" per la violenza futura. Il trauma diventa un principio organizzatore della personalità, alterando i circuiti neurali e predisponendo a una cronica incapacità di regolazione.

 

Il linguaggio del sistema nervoso: la teoria polivagale in azione

La Teoria Polivagale di Porges, lente interpretativa dell'AIPC/CIPR, descrive una gerarchia di tre circuiti neurali che governano le nostre risposte: il Sistema Ventrovagale (sicurezza e ingaggio sociale), il Sistema Simpatico (lotta/fuga) e il Sistema Dorsovagale (congelamento/collasso). Un individuo traumatizzato perde la flessibilità di navigare questi stati, rimanendo "bloccato" in modalità difensive. La sua "neurocezione" compromessa lo porta a interpretare segnali neutri come minacciosi, vivendo in un costante stato di allerta fisiologica.

 

 La disregolazione emotiva: il motore della tempesta traumatica

 Il fallimento della co-regolazione infantile si traduce in un'incapacità cronica di auto-regolazione adulta. L'individuo opera costantemente al di fuori della propria "finestra di tolleranza", oscillando tra iper-arousal (rabbia, panico) e ipo-arousal (dissociazione, vuoto). Questo caos interno diventa il motore per strategie di coping disfunzionali, che possono culminare nella violenza come disperato e patologico tentativo del corpo di regolare uno stato interno insostenibile. Questa prospettiva neurobiologica rende problematici concetti legali come intenzione e premeditazione, poiché la capacità di pensiero razionale viene letteralmente "sequestrata".

 

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 Sezione II: Il collasso del sé: percorsi dal trauma all'omicidio

Il trauma da attaccamento conduce a una dissociazione strutturale della personalità, con il Sé frammentato in "Parti Apparentemente Normali" (PAN) e "Parti Emotive" (PE) che contengono il trauma. La separazione minaccia di mandare in frantumi questa fragile architettura. Comportamenti come lo stalking e la gelosia patologica non sono manifestazioni di "amore", ma tentativi disfunzionali di usare il partner come regolatore esterno per gestire la propria frammentazione.

Nei momenti finali, un trigger (es. un rifiuto) viene interpretato dall'amigdala come una minaccia esistenziale. Questo innesca una massiccia risposta del sistema simpatico che "sequestra" la corteccia prefrontale, inibendo logica ed empatia. La violenza che ne consegue non è una scelta calcolata, ma una risposta di sopravvivenza pre-programmata: un acting out violento. Il trigger non è la causa; è la miccia che accende un'architettura traumatica preesistente. L'omicidio diventa così l'estrema "narrazione della disregolazione", un tentativo patologico di raggiungere la "quiete" annientando fisicamente la fonte percepita del trauma.

 

Sezione III: Gli echi di agosto: autopsia psicotraumatologica dei femminicidi

Questa sezione applica il quadro teorico all'analisi di femminicidi avvenuti nel mese di agosto, utilizzando i dati raccolti e analizzati anche dall'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF).

Tabella: matrice comparativa dei femminicidi di agosto

 

Sezione IV: La grammatica dell'annientamento: decostruire l'atto finale

Quando l'abbandono uccide: analisi delle dinamiche psicotraumatologiche in sei casi di femminicidio

L'analisi comparata di sei casi di femminicidio, tutti avvenuti nel mese di agosto tra il 2017 e il 2022, rivela una sconcertante coerenza nelle dinamiche psicologiche e relazionali che precedono e scatenano la violenza omicida. Sebbene ogni storia sia un dramma a sé, i dati evidenziano un filo rosso che lega gli autori: un'incapacità patologica di gestire il rifiuto e la separazione, vissuti non come una fine, ma come un annientamento personale che legittima l'annientamento dell'altro.

 

Il rifiuto come detonatore dell'escalation violenta

Il trigger che innesca la fase finale della violenza è quasi sempre un atto di autodeterminazione da parte della vittima. Per Alessandra Matteuzzi e Caterina Di Stefano, il momento fatale coincide con il rifiuto finale di una relazione tossica o con l'avvio formale delle pratiche di separazione. Analogamente, nel caso di Elisa Pomarelli, l'esplicito rifiuto delle sue attenzioni insistenti da parte dell'amico Massimo Sebastiani, unito all'affermazione della propria identità sessuale, scatena una ferita narcisistica intollerabile che porta all'omicidio.

Questi eventi non sono fulmini a ciel sereno, ma l'atto conclusivo di una lunga scia di comportamenti disfunzionali. Lo stalking, il controllo psicologico e le minacce subite da Alessandra Matteuzzi e Vanessa Zappalà non sono altro che il tentativo disperato di negare la separazione, mantenendo un legame patologico con la vittima. La violenza diventa l'unica, estrema risorsa quando il controllo psicologico fallisce.

 

La violenza come atto simbolico

Il metodo omicidiario stesso assume un profondo significato simbolico, rivelando la natura del trauma dell'aggressore. La forza brutale e soverchiante usata contro Alessandra Matteuzzi (colpita con un martello e una panchina) mira a distruggere fisicamente la fonte del dolore psichico. Lo strangolamento, utilizzato su Elisa Pomarelli e Nicoletta Diotallevi, rappresenta l'atto definitivo di "silenziamento" della voce e della volontà dell'altro.

Nel caso di Maila Beccarello, il "massacro" a mani nude da parte del marito indica un'esplosione di rabbia incontrollata, un'incapacità totale di gestire la frustrazione in una dinamica di prossimità forzata. L'omicidio di Vanessa Zappalà, seguito dal suicidio dell'autore, rappresenta il culmine della fusione patologica dell'identità: l'incapacità di concepire la propria esistenza senza l'altro porta a un atto finale che li distrugge entrambi, cementando per sempre un legame traumatico.

 

Ascolta il podcast “Agosto di sangue: autopsia psicotraumatologica del femminicidio” sul Canale AIPC Editore su Spotify MENTE|CRIMINE|TRAUMA clicca sul link: https://open.spotify.com/episode/5C1KT6d5YOMXiGitetwZEP?si=2c389d38dfef4d94

 

Le radici del trauma nell'aggressore

Alla base di queste azioni vi sono indicatori psicotraumatologici chiave che definiscono il profilo degli autori. L'attaccamento patologico e un'estrema intolleranza alla separazione (Giovanni Padovani) trasformano il partner in un oggetto da possedere. La paura dell'abbandono, percepito come annientamento (G.R.), e la bassa tolleranza alla frustrazione (Natalino Boscolo Zemello) rendono impossibile elaborare la fine di un rapporto.

In un contesto non sentimentale, come quello di Nicoletta Diotallevi uccisa dal fratello, emergono dinamiche di trauma complesso cronico, dove umiliazioni e conflitti prolungati culminano in un acting out dissociativo di inaudita violenza, come dimostra lo smembramento del corpo. In tutti i casi, la disregolazione emotiva estrema impedisce all'autore di vedere la vittima come una persona con una propria volontà, riducendola a mero catalizzatore del proprio dolore intollerabile.

 

La violenza del femminicidio possiede una grammatica psicologica precisa, basata su tre principi chiave analizzati dall'AIPC:

Deumanizzazione e oggettivazione: La vittima viene trasformata da persona ("tu") a oggetto ("esso"), un problema da rimuovere per alleviare il dolore interno.

Controllo totale: L'omicidio è l'espressione finale e assoluta del controllo su un corpo che in vita ha resistito a tale dominio.

Cancellazione simbolica: La modalità della violenza è un linguaggio. Lo strangolamento è il silenziamento della voce autonoma; lo smembramento è la cancellazione dell'identità; l'overkilling è la scarica di un terrore soverchiante.

Sezione V: Un cambio di paradigma nella prevenzione: dalla risposta punitiva alla guarigione traumatica

L'attuale modello di prevenzione, prevalentemente legalistico e reattivo, è insufficiente perché non affronta le cause neurobiologiche della violenza. È necessario un cambio di paradigma.

 

Raccomandazioni

Giustizia informata sul trauma: Promuovere valutazioni forensi che includano analisi del trauma complesso, dello stile di attaccamento e della capacità di regolazione emotiva per rivoluzionare la valutazione del rischio e i percorsi riabilitativi.

Prevenzione come salute pubblica: Inquadrare la prevenzione del trauma relazionale come una priorità di salute pubblica, con sostegno alla genitorialità e accesso a servizi di salute mentale per trattare la "matrice traumatica" prima che generi violenza.

Formazione scientifica per gli operatori: Implementare una formazione obbligatoria per forze dell'ordine, assistenti sociali e professionisti del diritto sulla neurobiologia del trauma, per riconoscere i segni di grave disregolazione ed evitare di derubricare indicatori di rischio.

Un appello per un nuovo linguaggio: Abbandonare termini superficiali come "raptus" o "gelosia" per adottare un vocabolario di "disregolazione", "attaccamento traumatico" e "collasso relazionale". Solo formulando una diagnosi accurata del problema, possiamo sperare di trovare una soluzione efficace.

 

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Bibliografia di Riferimento

Calzone, T., Lattanzi, M. (2023). La Matrice Traumatica della Violenza: Attaccamento, Neurobiologia e Crimine. AIPC EDITORE.

Lattanzi, M. (2022). Il Cervello Sequestrato: Acting Out e Collasso Relazionale nell'Atto Criminale. AIPC EDITORE.

Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR). (2024). Linee Guida per la Valutazione del Rischio Trauma-Informed. Documento interno.

Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF). (2023). Report Annuale sulla Violenza Relazionale in Italia: Analisi dei Pattern e dei Trigger. AIPC EDITORE.

Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia. Risorse Scientifiche e Articoli di Approfondimento. Consultabile su: www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it.

 

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