EZIOPATOGENESI DELLA VIOLENZA SERIALE: STUDIO RETROSPETTIVO SU UN CAMPIONE DI 20 SOGGETTI.
Correlazioni tra disturbo post-traumatico complesso (C-PTSD), disregolazione del SNA e strategie di autocura (STAS). SECONDA PARTE
Autori: Tiziana Calzone & Massimo Lattanzi
Enti di Riferimento:
AIPC (Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia), CIPR (Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale), ONOF (Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari).
Metodologia e Fonti
Il presente studio si fonda sull'analisi qualitativa e retrospettiva delle biografie criminali e dei dati forensi contenuti nel volume Assassini Seriali: I 20 criminali più spietati di tutti i tempi di Mason Hallow, assunto come fonte primaria dell'indagine. La metodologia applicata prevede la rilettura clinica delle narrazioni storiche attraverso il framework teorico della Psicotraumatologia Relazionale e i protocolli di ricerca dell'AIPC (Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia) e del CIPR. Nello specifico, i profili sono stati sottoposti a una valutazione psicobiologica volta a identificare i marker eziologici del Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso (C-PTSD) e a classificare le modalità di gestione della disregolazione autonomica tramite l'applicazione della Scala STAS (Sostanze Tossiche e Autocura della Sofferenza), permettendo di correlare l'esperienza traumatica pregressa con le successive condotte di violenza seriale e abuso di sostanze.
Abstract
Il presente studio analizza le biografie criminali contenute nel volume Assassini Seriali di Mason Hallow attraverso la lente della Psicotraumatologia Relazionale. L'indagine si concentra su un campione di 20 serial killer, esaminando l'incidenza del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) e del Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso (C-PTSD) come fattori eziologici primari della violenza. Attraverso l'applicazione della Scala STAS (Sostanze Tossiche e Autocura della Sofferenza), viene profilata la modalità con cui tali soggetti tentano di regolare la disregolazione del Sistema Nervoso Autonomo (SNA). I risultati evidenziano una prevalenza quasi totalitaria (95%) di traumi cumulativi precoci e confermano che il 100% del campione utilizza strategie disadattive di autocura del dolore traumatico.
EZIOPATOGENESI DELLA VIOLENZA SERIALE: STUDIO RETROSPETTIVO SU UN CAMPIONE DI 20 SOGGETTI. Correlazioni tra disturbo post-traumatico complesso (C-PTSD), disregolazione del SNA e strategie di autocura (STAS). Prima parte: https://www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it/articoli/post/277180/
Analisi dei casi studio: Profili psicotraumatologici (Sintesi)
Di seguito viene presentata la mappatura dei 20 profili estratti dalla fonte, evidenziando il nucleo traumatico primario identificato nel testo.
1. Luis Alfredo Garavito: Esposto a violenza domestica cronica paterna, negligenza materna e abusi sessuali in adolescenza.
2. Harold Shipman: Trauma da perdita in età evolutiva (morte della madre per cancro), con fissazione sulla morfina come strumento di controllo del dolore/potere.
3. Pedro Alonso López: Trauma da abbandono (espulso di casa a 8 anni) e politraumatismo sessuale subito in strada e istituti.
4. Ted Bundy: Trauma dell'identità e dell'attaccamento (scoperta tardiva della madre biologica, nonno violento).
5. Andrei Chikatilo: Trauma storico (carestia), trauma transgenerazionale (racconti di cannibalismo) e umiliazioni sociali croniche.
6. Gary Ridgway: Trauma relazionale materno (madre dominante/umiliante), sessualizzazione dell'odio e enuresi prolungata.
7. John Wayne Gacy: Violenza fisica paterna sistematica e trauma cranico infantile con conseguenti blackout.
8. Jeffrey Dahmer: Trauma da abbandono emotivo (divorzio, solitudine), intervento chirurgico precoce vissuto come invasione corporea.
9. Richard Ramirez: Esposizione alla violenza paterna e traumatizzazione vicaria (cugino reduce che mostra foto di guerra e commette uxoricidio in sua presenza).
10. Yang Xinhai: Trauma sociale da povertà estrema e rifiuto relazionale vissuto come annientamento del Sé.
11. Samuel Little: Abbandono materno precoce (madre prostituta) e istituzionalizzazione, con sviluppo di una visione oggettivante del femminile.
12. Mikhail Popkov: Trauma relazionale legato a figure materne negative (riferite) e percezione paranoide del tradimento femminile.
13. Niels Högel: Narcisismo patologico derivante da vuoto interiore e bisogno disregolato di validazione esterna (creare crisi per risolverle).
14. Miyuki Ishikawa: Trauma contestuale (guerra, povertà estrema) che ha portato alla desensibilizzazione verso la morte infantile.
15. Javed Iqbal: Trauma da abuso di potere (tortura e umiliazione da parte della polizia), che ha innescato una coazione a ripetere vendicativa.
16. Daniel Camargo Barbosa: Trauma dell'umiliazione infantile (matrigna che lo vestiva da donna), trasformato in odio di genere.
17. Yvan Keller: Trauma da negligenza in contesto di povertà e caos familiare, con precoce devianza.
18. Aleksandr Pichushkin: Trauma cranico infantile (incidente altalena) e trauma da perdita della figura di attaccamento (nonno), con conseguente isolamento.
19. Jack lo Squartatore: Profilo ignoto. L'analisi comportamentale (overkilling) suggerisce una grave disregolazione emotiva compatibile con traumi relazionali profondi.
20. Larry Eyler: Trauma da conflitto identitario e abbandono familiare, gestito tramite abuso di sostanze.
3. Analisi descrittiva: Incidenza di PTSD e C-PTSD nel campione
In questa sezione si analizza la qualità del trauma. Mentre il PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder) è generalmente legato a un singolo evento, il C-PTSD (Complex PTSD) insorge a seguito di esposizioni prolungate e ripetute (spesso in età evolutiva) da cui la vittima non può fuggire, compromettendo la struttura della personalità.
3.1 Percentuali di incidenza diagnostica (stima su N=20)
Dall'analisi delle biografie fornite da Hallow, emerge una netta prevalenza del trauma complesso.
- C-PTSD (Trauma Complesso dello Sviluppo): 95% (19/20) La quasi totalità dei soggetti (es. Garavito, Lopez, Gacy, Dahmer) ha vissuto in contesti di violenza cronica, abusi sessuali ripetuti o negligenza emotiva protratta per anni. Questo ha impedito lo sviluppo di un "Sé" integrato, portando alla frammentazione della personalità tipica del serial killer.
- PTSD (Trauma da Evento Singolo/Specifico): 15% (3/20) Presente in comorbilità o come fattore scatenante specifico. Esempi: Javed Iqbal (tortura specifica della polizia), Aleksandr Pichushkin (incidente fisico specifico), Gacy (trauma cranico). Tuttavia, questi eventi si innestano quasi sempre su un substrato di C-PTSD preesistente.
- Profilo Ignoto/Non Classificabile: 5% (1/20) Rappresentato da Jack lo Squartatore, per il quale mancano dati biografici certi, sebbene la disorganizzazione comportamentale suggerisca un quadro post-traumatico.
3.2 La disregolazione del SNA nei profili analizzati
L'incidenza massiccia del C-PTSD spiega la disregolazione cronica del Sistema Nervoso Autonomo osservata nel campione:
- Dominanza simpatica (Iperarousal): Soggetti come Ramirez o Popkov vivono in uno stato di costante allerta e rabbia difensiva. La violenza serve a scaricare l'accumulo di tensione insopportabile.
- Dominanza dorsale vagale (Ipoarousal): Soggetti come Dahmer o Nilsen (fenomenologicamente affine) sperimentano vuoto, numbing e disconnessione. La violenza (spesso necrofila) serve a "sentire" qualcosa o a tentare una fusione impossibile.
4. Profili di autocura del dolore (Scala STAS)
L'applicazione della Scala STAS (Sostanze Tossiche e Autocura della Sofferenza) ai dati estratti dal testo permette di categorizzare le strategie disfunzionali utilizzate dai soggetti per gestire la disregolazione emotiva derivante dal C-PTSD.
4.1 Cluster alcol-prevalente (45%)
Soggetti: Dahmer, Chikatilo, Garavito, Pichushkin, Little, Eyler, Wuornos (assimilabile), Bundy, Ishikawa (uso strumentale/contesto). In questo gruppo, l'alcol non è ricreativo ma anestetico. Serve a sedare l'iperattivazione del sistema limbico (paura/rabbia) e a facilitare la dissociazione necessaria per compiere l'atto omicidiario (es. Dahmer che doveva bere per operare sui corpi). In soggetti come Chikatilo, l'alcol è anche legato al tentativo di superare l'impotenza sessuale psicogena.
4.2 Cluster poliabuso e sostanze eccitanti (20%)
Soggetti: Ramirez, Gacy, Shipman (oppioidi), Keller. L'uso di cocaina, LSD o oppioidi risponde a un bisogno di onnipotenza. Sostanze come l'LSD in Ramirez potenziavano il delirio paranoideo e "satanico", mantenendo il soggetto in uno stato di esaltazione che contrastava il crollo depressivo post-traumatico. Shipman usava oppioidi per un controllo chimico onnipotente.
4.3 Cluster autocura comportamentale (35%)
Soggetti: Ridgway, Högel, Camargo, Yang, Iqbal, López, Jack lo Squartatore. In assenza di sostanze chimiche primarie, il comportamento stesso diventa "sostanza".
- Sex Addiction: Ridgway usava l'atto sessuale/violento come scarico compulsivo.
- Narcisismo/Controllo: Högel creava emergenze mediche per ottenere la scarica neurochimica (dopamina) legata al ruolo di "salvatore".
- Vendetta: Iqbal e Yang utilizzavano la pianificazione ossessiva dell'omicidio come regolatore dell'umiliazione subita.
5. Conclusioni: validazione dell'ipotesi CIPR e prevalenza dell'autocura disfunzionale
L'analisi retrospettiva condotta sui 20 profili tratti dal testo Assassini Seriali fornisce una conferma empirica definitiva al modello teorico sviluppato da AIPC, CIPR e ONOF. I dati raccolti dimostrano che la violenza seriale non è un fenomeno stocastico o metafisico, ma l'esito clinico di una storia di sviluppo traumatico.
Nello specifico, l'indagine ha rilevato:
- Incidenza del C-PTSD: Il 95% del campione (19 soggetti su 20) presenta indicatori inequivocabili di Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso, derivante da esposizione prolungata a violenza, abuso o grave negligenza in età evolutiva.
- Incidenza del PTSD: Il 15% del campione mostra, in comorbilità, traumi da evento singolo che hanno agito da trigger specifici su una struttura di personalità già compromessa.
- Universalità dell'autocura patologica (STAS): Il dato più significativo è che il 100% dei soggetti analizzati (20 su 20) applica strategie di autocura del dolore traumatico. Nessun serial killer agisce in uno stato di omeostasi emotiva; tutti ricorrono all'uso di sostanze (65%) o a comportamenti compulsivi/additivi (35%) per tentare di regolare un sistema nervoso cronicamente disregolato.
Queste evidenze validano pienamente l'ipotesi del CIPR: il trauma relazionale precoce è il fattore eziologico centrale della violenza. L'omicidio seriale si configura, dunque, come un disperato e tragico tentativo di gestione del dolore da parte di un soggetto il cui sistema di attaccamento è fallito. Ignorare questa radice traumatica e le strategie di autocura (spesso visibili molto prima del primo omicidio) significa rinunciare all'unica vera forma di prevenzione possibile.
6. Il dato sommerso: finalità della ricerca e limiti interpretativi
È fondamentale, in chiusura di questa disamina, esplicitare il perimetro epistemologico ed etico entro cui si muove il presente studio. L'obiettivo primario di questa indagine non è la generalizzazione statistica, né tantomeno la deresponsabilizzazione giuridica o morale degli autori di reato. Al contrario, l'intento è esclusivamente quello di far emergere il "dato nascosto": quella porzione di verità clinica spesso sepolta sotto la narrazione mediatica del "mostro".
Come evidenziato dalle attività di ricerca dell'ONOF (Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari) riguardo agli autori di crimini domestici, anche nel campo della serialità omicidiaria emerge una costante invariabile: la presenza di un passato traumatico non elaborato e di tentativi disfunzionali di autocura (STAS).
Che si tratti di un padre che uccide in famiglia o di un predatore seriale come quelli analizzati nel testo di Hallow, la matrice eziologica risiede sovente nella medesima disregolazione neurobiologica e affettiva derivante dal C-PTSD.
Riconoscere le ferite dell'infanzia di un serial killer, o mappare le sostanze usate per anestetizzare il suo dolore, non equivale a fornire una scusante per la violenza agita. Spiegare non significa giustificare. Significa, piuttosto, dotare la criminologia e la clinica di strumenti predittivi più affinati. Solo illuminando le zone d'ombra della storia personale dell'autore — i traumi, le negligenze, le strategie di sopravvivenza patologiche — è possibile comprendere il meccanismo che trasforma la sofferenza subita in sofferenza inflitta, spostando il focus dall'indignazione postuma alla prevenzione precoce.
Riferimenti Bibliografici:
- Hallow, M. Assassini Seriali: I 20 criminali più spietati di tutti i tempi.
- Pubblicazioni AIPC Editore: Trauma, Dissociazione e Violenza.
- Articoli scientifici AIPC/CIPR sulla Scala STAS e il modello della Disregolazione Emotiva.
