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Psicotraumatologia Relazionale: Implicazioni Individuali e Relazionali – Campagna: "Chi si Cura è Sicura"

25/06/2025 10:00

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Psicotraumatologia Relazionale: Implicazioni Individuali e Relazionali – Campagna: "Chi si Cura è Sicura"

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Il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) dell'Associazione Italiana di Psicotraumatologia Clinica (AIPC) pone al centro della sua ricerca e pratica clinica l'impatto dei traumi, in particolare quelli interpersonali e prolungati, sullo sviluppo psicologico e sulle dinamiche relazionali dell'individuo. A differenza di un trauma singolo e acuto, il trauma relazionale, spesso derivante da contesti familiari disfunzionali, maltrattamento o relazioni significative abusanti, incide profondamente sulla formazione del sé, sulla regolazione affettiva e sulla capacità di stabilire legami sicuri e soddisfacenti. Come suggerisce il principio "chi si cura è sicura", l'elaborazione del trauma e il recupero della sicurezza interna sono fondamentali non solo per il benessere individuale, ma anche per la costruzione di relazioni sane e reciproche.

 

In questo testo, esamineremo due casi clinici che illustrano le diverse manifestazioni del trauma relazionale e le sue implicazioni, sottolineando l'importanza di un approccio psicoterapeutico che integri la comprensione del trauma con le dinamiche interpersonali, in linea con gli studi del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale.

 

Caso Clinico 1: Anna, la Ricerca Incessante di Approvazione

Anna, una donna di 35 anni, si presenta in terapia lamentando una profonda insoddisfazione nelle sue relazioni sentimentali. Descrive un pattern ripetitivo di innamoramenti intensi e rapidi, seguiti da delusioni cocenti e un senso di vuoto devastante. Sebbene i suoi partner siano spesso persone apparentemente affidabili, Anna si sente costantemente non vista, non apprezzata e, alla fine, abbandonata. Sul piano lavorativo è brillante e ambiziosa, ma anche qui è pervasa da un senso di inadeguatezza che la spinge a lavorare in eccesso per ottenere riconoscimento.

 

Anamnesi Psicotraumatologica Relazionale: Anna è cresciuta in una famiglia dove il padre era emotivamente assente e la madre, affetta da un disturbo borderline di personalità non diagnosticato, era imprevedibile e spesso critica. La madre alternava momenti di idealizzazione intensa a svalutazione feroce, e la bambina Anna imparò presto che il suo valore dipendeva esclusivamente dalla capacità di soddisfare i bisogni mutevoli della madre. Non le era permesso esprimere rabbia o frustrazione, e ogni tentativo di autonomia veniva punito con il ritiro dell'affetto. Questo ambiente ha creato in Anna un'insicurezza profonda riguardo al suo valore intrinseco e una costante necessità di cercare nell'esterno la conferma della sua esistenza. La sua "sicurezza" era legata al compiacere l'altro.

 

Implicazioni Individuali e Relazionali:

  • A livello individuale: Anna ha sviluppato un attaccamento disorganizzato/preoccupato, caratterizzato da un'ansia costante riguardo all'abbandono e una tendenza a fondersi con l'altro per evitare il rifiuto. La sua autostima è estremamente fragile e dipendente dall'approvazione esterna. Il senso di vuoto che esperisce dopo la fine delle relazioni è una risonanza del vuoto affettivo esperito nell'infanzia. La sua ricerca di "sicurezza" è esterna e mai interna.
  • A livello relazionale: Nelle sue relazioni, Anna riattiva inconsapevolmente le dinamiche traumatiche dell'infanzia. I suoi partner, pur non essendo abusanti nel senso tradizionale, finiscono per incarnare, nel suo percepito, la figura genitoriale emotivamente distante o critica, perché Anna proietta su di loro la propria insicurezza e il timore di non essere abbastanza. La sua incapacità di stabilire confini sani e di esprimere i propri bisogni la porta a relazioni squilibrate dove si annulla per l'altro, finendo per alimentare il ciclo di delusione e abbandono. La sua cura è per l'altro, non per sé, impedendole di sentirsi "sicura" autenticamente.

 

Rubrica Omicidi Familiari su Modernews online. Ogni lunedì un nuovo appuntamento. Nuovo articolo: “Omicidi Familiari: L’analisi dei dati settimanali (12-18 Giugno 2025)". per leggere l’articolo cliccate sul link: https://www.modernews.online/46142_omicidi-familiari-la-cruda-realta-rivelata-12-18-giugno-2025/

 

Caso Clinico 2: Marco, l'Isolamento come Protezione

Marco, un uomo di 40 anni, è un professionista di successo, stimato nel suo campo. Tuttavia, la sua vita personale è segnata da un profondo isolamento. Non ha mai avuto una relazione duratura e i suoi rapporti sociali sono limitati a interazioni superficiali. Descrive sé stesso come "un lupo solitario", affermando di preferire la sua autonomia alla complessità delle relazioni. Nonostante questa facciata di indipendenza, Marco lotta con una profonda malinconia e attacchi di ansia che si manifestano quando si sente emotivamente esposto.

 

Anamnesi Psicotraumatologica Relazionale: Marco è cresciuto con genitori rigidamente autoritari e ipercritici, che consideravano le emozioni come segni di debolezza. Le sue espressioni di tristezza o paura venivano derise o ignorate. Il padre era spesso verbalmente aggressivo e la madre, sebbene non abusiva fisicamente, era emotivamente distante e non offriva alcun conforto. Marco imparò a sopprimere i suoi bisogni emotivi e a costruire una corazza di autosufficienza. Qualsiasi richiesta di aiuto o vulnerabilità veniva percepita come un pericolo, un'occasione per essere ferito o umiliato. La sua "sicurezza" era intrinsecamente legata all'evitamento di qualsiasi connessione emotiva.

 

Implicazioni Individuali e Relazionali:

  • A livello individuale: Marco ha sviluppato un attaccamento evitante, caratterizzato da una forte difficoltà a tollerare l'intimità e a esprimere le proprie emozioni. Il suo senso di sé è basato sull'indipendenza estrema e sul rifiuto della vulnerabilità. Gli attacchi di ansia sono il segnale di un sistema nervoso iper-vigile che percepisce la vicinanza emotiva come una minaccia, una riattivazione del trauma di non essere stato validato o protetto nei suoi bisogni infantili. La sua cura di sé consiste nel mantenere le distanze, una strategia protettiva, ma che lo priva di relazioni profonde e significative.
  • A livello relazionale: Marco evita relazioni che richiedano un investimento emotivo profondo. Quando un rapporto inizia a farsi più intimo, la sua ansia aumenta e lo porta a ritirarsi o a trovare difetti nell'altro per giustificare la rottura. La sua paura del rifiuto e della svalutazione è così forte che previene qualsiasi potenziale ferita mantenendo gli altri a distanza. La sua "sicurezza" si traduce in un isolamento che, paradossalmente, lo rende vulnerabile alla solitudine e alla depressione.

 

Conclusioni e Trattamento: "Chi si Cura è Sicura"

I casi di Anna e Marco dimostrano come il trauma relazionale plasmi profondamente la struttura psichica e le modalità di interazione con il mondo. Entrambi i pazienti hanno imparato strategie di coping disfunzionali per affrontare un ambiente relazionale insicuro: Anna attraverso la fusione e la ricerca incessante di approvazione, Marco attraverso l'evitamento e l'isolamento. In entrambi i casi, la "sicurezza" percepita era illusoria e basata su meccanismi difensivi che, nel lungo termine, hanno impedito una realizzazione autentica e la costruzione di relazioni sane.

 

Il percorso terapeutico per entrambi i pazienti, in linea con gli approcci promossi dal Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale, mirerebbe a:

 

  1. Rielaborare il trauma relazionale: Attraverso l'identificazione e la comprensione delle esperienze infantili e delle loro ricadute attuali. Questo può includere tecniche che favoriscono l'elaborazione dei ricordi traumatici e la riduzione della loro carica emotiva, attraverso un lavoro terapeutico che integri aspetti cognitivi, emotivi e corporei.
  2. Sviluppare la regolazione emotiva: Imparare a riconoscere, tollerare ed esprimere le emozioni in modo funzionale. In questo contesto, il biofeedback può essere uno strumento prezioso. Attraverso sensori che monitorano parametri fisiologici come la frequenza cardiaca, la conduttanza cutanea o la tensione muscolare, il paziente riceve feedback in tempo reale sul proprio stato di attivazione corporea. Questo gli consente di imparare a modulare la risposta del sistema nervoso autonomo, riducendo l'iper-arousal (come nell'ansia di Anna) o l'ipo-arousal (come nel distacco emotivo di Marco), e favorendo un maggiore controllo sulle proprie reazioni fisiologiche ed emotive.
  3. Ristrutturare il senso del sé: Costruire un'immagine di sé più solida e autonoma, basata sul valore intrinseco piuttosto che sulla dipendenza esterna o sull'isolamento.
  4. Promuovere nuove modalità relazionali: Sperimentare nella relazione terapeutica una dinamica di attaccamento sicura e, gradualmente, applicare queste nuove competenze nelle relazioni esterne, imparando a stabilire confini sani, a comunicare i propri bisogni e a tollerare la vulnerabilità.

 

Solo quando Anna imparerà a "curarsi" riconoscendo i propri bisogni e stabilendo confini, e Marco imparerà a "curarsi" permettendosi la vulnerabilità e la vicinanza, potranno sperimentare una sicurezza interna che non dipenda più da strategie difensive. "Chi si cura è sicura" diventa quindi un imperativo non solo per il benessere individuale, ma per la costruzione di un mondo relazionale più sano, autentico e appagante. La capacità di relazionarsi in modo sicuro con gli altri inizia dalla capacità di relazionarsi in modo sicuro con se stessi, accogliendo le proprie ferite e vulnerabilità.

 

Hai riconosciuto qualcosa di te in queste storie?

Se anche tu senti di non essere pienamente "sicura" o "sicuro" nelle tue relazioni o nella tua vita, se le esperienze passate continuano a condizionare il tuo presente, sappi che non sei solo. Il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) dell'AIPC offre un approccio specialistico per aiutarti a comprendere e superare gli effetti del trauma relazionale, accompagnandoti verso un benessere duraturo e la capacità di costruire relazioni più appaganti. Non esitare a contattarci per un primo colloquio.

Per ricevere aiuto, puoi contattare l'AIPC e il CIPR nelle sedi di Pescara e Roma:

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