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Il Caso di Gemona: tre Letture di un omicidio familiare
Le letture del caso qui presentate dal Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) e dall'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF) intendono offrire una prospettiva di analisi psico-criminologica e non vogliono in alcun modo sostituirsi agli attori istituzionali preposti né interferire con il loro operato. L'elaborazione è il frutto dell'integrazione tra l'analisi qualitativa di oltre sessanta testate giornalistiche, nazionali e locali, e i dati quantitativi prodotti dall'ONOF, i quali sono pubblicamente consultabili sul sito ufficiale dell'Associazione: www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it.
Prima lettura
Quando i legami uccidono: dentro il collasso relazionale di Gemona
La Ricostruzione del Fatto
Introduzione
Comprendere la violenza familiare attraverso l'analisi specialistica
Nel complesso panorama della cronaca nera italiana, i delitti familiari rappresentano una ferita profonda e costante. Per decifrare la complessità di questi eventi, andando oltre la semplice notizia, operano organizzazioni specializzate come l'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), il suo braccio analitico, l'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), e il suo centro clinico, il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR). L'AIPC, attraverso l'ONOF, monitora e analizza costantemente gli omicidi e i tentati omicidi familiari, fornendo report dettagliati che svelano le dinamiche sottostanti ai crimini. Il CIPR, d'altra parte, applica una lente psicotraumatologica per comprendere come i traumi irrisolti e le relazioni disfunzionali possano degenerare in violenza letale. Questo approccio integrato permette di passare dal dato statistico all'analisi del collasso relazionale, offrendo una lettura più profonda di casi come quello di Gemona. La prima fase di questa analisi è una meticolosa ricostruzione dei fatti.
Anatomia di un Familicidio - L'omicidio di Alessandro Venier
Questa sezione si propone di decostruire il caso nei suoi elementi fondamentali, costruendo una solida base fattuale a partire dalle fonti disponibili. L'obiettivo è comprendere il "chi" e il "come" prima di affrontare il "perché" nelle sezioni successive.
1.1 La vittima: un ritratto di Alessandro Venier
Alessandro Venier, al momento della sua morte, aveva 35 anni. Il suo profilo, così come emerge dalle cronache, è quello di un uomo complesso e problematico, descritto come un "figlio problematico e aggressivo". La sua esistenza sarebbe stata segnata da una profonda instabilità economica e relazionale. Non aveva un'occupazione stabile, ma si arrangiava con "lavori saltuari", come lo sgombero di cantine, attività che non garantivano un sostentamento continuo per sé e per la sua famiglia. Questa precarietà lo rendeva economicamente dipendente, un peso percepito all'interno di un nucleo familiare che si reggeva interamente sull'unico stipendio sicuro, quello della madre Lorena, per il mantenimento di quattro persone.
Il contesto familiare era tutt'altro che sereno. L'omicidio sarebbe stato descritto come l'apice di "lunghi mesi di dissapori" e, secondo quanto riferito, di presunte "violenze domestiche". Litigi, urla e rimproveri erano considerati "all'ordine del giorno". Una ricostruzione suggerisce che la lite fatale possa essere scaturita da un pretesto apparentemente futile: la sua dimenticanza nel preparare una cena che aveva promesso, a cui avrebbe reagito con violenza di fronte al rimprovero della madre. Questo episodio, sebbene aneddotico, dipingerebbe un quadro di tensioni costanti e di una soglia di tolleranza ormai esaurita.
L'elemento catalizzatore che sembrerebbe aver innescato la decisione omicida è stato il suo progetto di trasferirsi in Colombia, paese d'origine della compagna Mailyn, portando con sé lei e la loro bambina. Questo piano rappresentava per lui la possibilità di una nuova vita, forse appoggiandosi a un amico proprietario di un'azienda agricola con cui aveva già collaborato. Per le due donne, tuttavia, questo progetto avrebbe costituito una minaccia esistenziale all'equilibrio che avevano costruito.
Accanto a queste dinamiche, emergerebbe un altro aspetto della sua vita: era noto alle forze dell'ordine per attività ai margini della legalità, come il "piccoli commerci di materiale bellico" risalente alla Seconda Guerra Mondiale, che trovava nella zona e rivendeva a collezionisti e appassionati del settore. Questo dettaglio, sebbene non direttamente collegato al movente, contribuisce a delineare un profilo di persona che viveva di espedienti, al di fuori di percorsi lavorativi e sociali convenzionali.
1.2 Le presunte autrici: una diade di disperazione
Le due donne che avrebbero confessato l'omicidio rappresentano una coppia criminale tanto improbabile quanto psicologicamente complessa.
Lorena Venier ("La Matriarca")
Lorena Venier, 61 anni, incarnerebbe un profondo dualismo. La sua immagine pubblica era quella di una professionista impeccabile: un'infermiera caposala ("infermiera caposala") presso il distretto sanitario locale, descritta dai colleghi come "seria, sensibile ed empatica" e apprezzata dalla comunità per il suo impegno verso gli altri. Questa facciata di normalità e dedizione cozzerebbe violentemente con la realtà che si celava tra le mura domestiche.
Era lei il pilastro economico della famiglia, l'unica a percepire uno stipendio stabile con cui manteneva il figlio, la compagna di lui e la nipotina. Questa responsabilità era il frutto di una vita di sacrifici, avendo cresciuto il figlio da sola dopo essere stata abbandonata dal compagno di origine egiziana. Questo ruolo di unica fornitrice le avrebbe conferito un potere e un controllo significativi all'interno della dinamica familiare.
La sua confessione sarebbe stata tanto lucida quanto agghiacciante. Pur definendo il suo gesto una "cosa mostruosa", lo avrebbe giustificato come un atto "necessario", per il quale "non c'erano alternative". Il movente dichiarato, che sembrerebbe emergere durante gli interrogatori, sarebbe la volontà ferrea di impedire che il figlio portasse via la compagna Mailyn e, soprattutto, la nipotina, spezzando il legame che si era creato.
Mailyn Castro Monsalvo (La “figlia adottiva”)
Mailyn Castro Monsalvo, trentenne di origine colombiana, rappresenta la figura più vulnerabile della triade. Era disoccupata, dopo aver frequentato un corso da operatrice socio-sanitaria (OSS) ed essere rimasta incinta. La sua condizione sembrerebbe essere aggravata da problemi di salute mentale: soffrirebbe di depressione post-partum e sarebbe in cura presso un centro di salute mentale locale. Questa fragilità psicologica potrebbe essere un elemento cruciale per comprendere la sua posizione all'interno della dinamica criminale.
Il fattore determinante sarebbe il rapporto simbiotico e patologico con la suocera, Lorena. Quest'ultima vedeva in Mailyn "la figlia che non ho mai avuto", e le due donne avrebbe sviluppato una "relazione eccellente, amichevole". Questo legame sarebbe diventato così centrale che il progetto di Alessandro di tornare in Colombia sarebbe stato percepito da entrambe come una catastrofe. Mailyn stessa non sarebbe voluta tornare nel suo paese d'origine, e nessuna delle due desiderava separarsi dalla bambina, che sembrerebbe fungere da collante di questa nuova e anomala costellazione familiare. La sua partecipazione al delitto non sembrerebbe scaturire solo da un'ostilità diretta verso il compagno, quanto dalla volontà di preservare questo legame simbiotico con la suocera e la figlia.
1.3 Il Crimine: premeditazione, esecuzione e occultamento
L'omicidio di Alessandro Venier non sembrerebbe essere stato un atto d'impeto, ma un'azione pianificata ed eseguita con metodica freddezza.
Il delitto è avvenuto la sera del 25 luglio 2025. La dinamica, ricostruita sulla base della confessione di Lorena, prevederebbe una sequenza precisa. In primo luogo, Alessandro sarebbe stato stordito con una "forte dose di farmaci". L'ipotesi è che sarebbero stati utilizzati i medicinali prescritti a Mailyn per la sua depressione, sfruttando la sua condizione per ottenere il mezzo con cui neutralizzare la vittima. Una volta reso inerme, è stato soffocato con un "cordino".
La fase successiva rivelerebbe un livello di determinazione e dissociazione ancora più profondo. Il cadavere sarebbe stato sezionato in tre parti, utilizzando un utensile per tagliare la legna. I resti sarebbero stati poi trasportati nottetempo nel garage, un locale separato dall’abitazione, e collocati all'interno di un bidone o cassonetto. Per ritardare la decomposizione e mascherare l'odore che avrebbe potuto allertare i vicini, il corpo sarebbe stato ricoperto di calce viva.
La Procura di Udine avrebbe contestato l'aggravante della premeditazione, e gli elementi a sostegno di questa tesi sono solidi. La sequenza metodica del delitto, l'acquisto preventivo della calce e, soprattutto, l'accurata pulizia della scena del crimine, che non ha lasciato tracce ematiche rilevabili dagli investigatori, suggeriscono un'azione pianificata e controllata, non un raptus di follia.
Nei giorni successivi all'omicidio, dal 25 al 30 luglio, le due donne avrebbero messo in atto una recita per mantenere una facciata di normalità. Lorena si sarebbe recata regolarmente al lavoro, senza destare sospetti nei colleghi, mentre Mailyn avebrebbe continuato le sue routine quotidiane, uscendo di casa con la bambina nella carrozzina. Questo comportamento dimostrerebbe una notevole capacità di controllo e dissimulazione. Il castello di menzogne sarebbe crollato solo il 31 luglio, quando sono state le stesse donne a contattare le forze dell'ordine, confessando il delitto e facendo ritrovare il corpo.
I profili dei protagonisti della tragedia di Gemona
L'omicidio di Gemona si snoda attorno a tre figure centrali, le cui vite e relazioni hanno tessuto la trama di un dramma familiare sfociato nella violenza.
La Vittima: Alessandro Venier
Alessandro Venier, la vittima di 35 anni, era il figlio di Lorena e il compagno di Mailyn. Il suo profilo sarebbe quello di un uomo dalla vita precaria: senza un'occupazione stabile, si manteneva con lavori saltuari, gravando economicamente sulla madre, unica fonte di reddito del nucleo familiare. Le cronache lo descriverebbero come un "figlio problematico e aggressivo", il cui comportamento era al centro di continui conflitti familiari, apparentemente segnati anche da episodi di violenza domestica. L'elemento che avrebbe innescato la tragedia sarebbe stato il suo progetto di trasferirsi in Colombia, paese d'origine della compagna, portando con sé lei e la loro bambina, un piano che avrebbe rappresentato una minaccia intollerabile per le due donne.
L'Autrice Principale: Lorena Venier
Lorena Venier, 61 anni, madre di Alessandro e suocera di Mailyn, emergerebbe come la figura dominante e la presunta autrice del delitto. Esternamente, era un'infermiera caposala stimata e professionale, pilastro economico della famiglia. Nella sfera privata, tuttavia, avrebbe rivelato una fredda determinazione e una meticolosa capacità di pianificazione. Avrebbe confessato l'omicidio, descrivendolo come un gesto "mostruoso" ma al tempo stesso "necessario". Il suo movente, avrebbe dichiarato, era la volontà irremovibile di impedire che il figlio le portasse via la nipote e la nuora, con le quali aveva stretto un legame simbiotico.
La Complice: Mailyn Castro Monsalvo
Mailyn Castro Monsalvo, la compagna trentenne di Alessandro e nuora di Lorena, avrebbe agito come complice nel delitto. Di origine colombiana, era disoccupata e finanziariamente dipendente dalla suocera. Il suo profilo sarebbe segnato da una profonda vulnerabilità psicologica: soffrirebbe di depressione post-partum ed sarebbe in cura presso un centro di salute mentale. Il suo movente non sembrerebbe risiedere in un'ostilità diretta verso il compagno, ma nel fortissimo legame sviluppato con la suocera, Lorena, e nel desiderio di non separarsi da lei e dalla figlia, scegliendo di rimanere in Italia a ogni costo.
Dalla comprensione all'intervento: un appello alla consapevolezza e all'azione
La tragica vicenda di Gemona non è un evento isolato, ma il sintomo di un collasso relazionale che matura silenziosamente tra le mura domestiche. Conflitti irrisolti, dinamiche disfunzionali e traumi non elaborati possono creare una spirale di sofferenza che, nei casi più estremi, sfocia in violenza letale. Riconoscere i segnali di pericolo e intervenire prima che sia troppo tardi è una responsabilità collettiva.
Se ti riconosci, anche solo in parte, in dinamiche familiari complesse e cariche di tensione; se sei un professionista – avvocato, operatore di un Centro Anti Violenza (CAV) o di un Centro per Uomini Autori di Violenza (CUAV) – e ti trovi a gestire casi ad alto rischio, non devi affrontare questa sfida da solo. Lo staff del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), con le sue sedi di Pescara e Roma, offre percorsi di valutazione, consulenza specialistica e supporto psicologico e forense basati su un'approfondita conoscenza del trauma e della violenza domestica.
Contattare i nostri esperti può fare la differenza nel prevenire l'escalation, gestire il conflitto e proteggere le persone coinvolte.
Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) / Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC) - Analisi psico-criminologica e dati statistici forniti dall'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF).
Email: aipcitalia@gmail.com
Sito Web: www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it
WhatsApp: 3924401930
Fonti e Testate Giornalistiche Analizzate
La stesura del report si basa sull'integrazione di diverse tipologie di fonti, la cui analisi congiunta ha permesso la ricostruzione e l'interpretazione del caso.
1. Fonti Giornalistiche (per la ricostruzione dei fatti)
La ricostruzione fattuale riportata nell'Articolo 1 è stata elaborata sulla base della copertura mediatica nazionale e locale successiva al 31 luglio 2025. Sebbene il report non citi esplicitamente ogni singola testata, le informazioni sono coerenti con gli articoli e i servizi pubblicati da:
Agenzie di Stampa
ANSA: Che ha fornito aggiornamenti costanti e dettagliati sin dalle prime ore, citando fonti qualificate.
Televisioni e Testate Nazionali
Rai News 24 e TGR Friuli Venezia Giulia: Che hanno seguito il caso con servizi video, interviste e approfondimenti.
Sky TG24: Che ha fornito una cronologia dettagliata degli eventi e degli interrogatori.
Principali quotidiani nazionali come Corriere della Sera e La Repubblica nelle loro edizioni online e cartacee.
2. Fonti Analitiche e Istituzionali (per il contesto)
L'inquadramento statistico e criminologico presentato nell'Articolo 3 si fonda sui seguenti documenti e dati:
Report dell'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), promosso dall'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), in particolare il comunicato stampa relativo al primo semestre del 2025.
Dati ISTAT sugli omicidi volontari in Italia, utilizzati per tracciare le tendenze pluriennali.
Dati del Ministero dell'Interno (Servizio Analisi Criminale), per il confronto sui dati generali della criminalità.
Rapporti EURES sul fenomeno dell'omicidio in famiglia in Italia.
Se preferisci vedere ed ascoltare il reel parlato, clicca sotto.