Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia 

CONTATTI

 

E-mail;  aipcitalia@gmail.com

 

Cellulare; +39 392 440 1930

 

Sede; Via Giorgio Baglivi 6, 00161 Roma RM, Italia

 

 

 

 

Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia

 

Benessere e Crescita con Esperti Psicoterapeuti

CONTATTI

Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia

Omicidi familiari "28 agosto - 3 settembre": Un abisso silenzioso nelle dinamiche di coppia.

08/09/2025 10:52

author

ricerca, psicologia, omicidio, AIPC, violenza, disregolazione emotiva, psicotraumatologia, trauma relazionale, Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, neuroscienze, risonanza traumatica interpersonale, psicotraumatologia relazionale, Pescara, roma, Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale, Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari, CIPR, ONOF, femminicidi, maschicidi,

Omicidi familiari "28 agosto - 3 settembre": Un abisso silenzioso nelle dinamiche di coppia.

Se ti sei perso alcuni articoli, puoi cliccare sulle parole chiave che trovi sotto il titolo di ogni articolo. Clicca sulla parola che rappresenta il

Se ti sei perso alcuni articoli, puoi cliccare sulle parole chiave che trovi sotto il titolo di ogni articolo. Clicca sulla parola che rappresenta il tema che vorresti approfondire. Ricorda che siamo a tua disposizione per qualsiasi informazione.

 

Omicidi familiari "28 agosto - 3 settembre": Un abisso silenzioso nelle dinamiche di coppia. 

Autori: Dott. Massimo Lattanzi, Dott.ssa Tiziana Calzone

Affiliazione: Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR)

 

Abstract (Italiano)

Il presente studio analizza i dati relativi ai delitti familiari registrati dall'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF) nella settimana dal 28 agosto al 3 settembre 2025. Superando un'analisi criminologica meramente descrittiva, il report adotta il framework teorico della psicotraumatologia relazionale, sviluppato dall'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC) e dal Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR). L'obiettivo è decodificare la "grammatica della violenza" sottostante gli agiti omicidiari, rileggendoli non come esito di scelte razionali o di meri "raptus", ma come la manifestazione terminale di un collasso neurobiologico in individui con storie di trauma relazionale complesso. Integrando la Teoria Polivagale di Stephen Porges, si postula che l'atto omicida rappresenti il fallimento del sistema di ingaggio sociale (ventrovagale) e la presa di potere disregolata dei sistemi di difesa primitivi (lotta/fuga simpatico). L'analisi delle variabili dell'autore (genere, età, arma utilizzata) e della dinamica vittima-autore (grado di familiarità) viene condotta per corroborare l'ipotesi che la violenza letale sia la reazione di un sistema nervoso sopraffatto che risponde a una minaccia relazionale percepita nel presente con l'intensità di una minaccia mortale passata. Le conclusioni evidenziano le implicazioni di tale modello per lo sviluppo di strategie di prevenzione integrate e trauma-informed, come il protocollo A.I.P.C. Scientific Violence Screening (A.S.V.S.), che si focalizzano sulla valutazione e sul trattamento della disregolazione emotiva e psicofisiologica.

 

Abstract (English)

This study analyzes data on family crimes recorded by the National Observatory on Family Homicides (ONOF) during the week of August 28 to September 3, 2025. Moving beyond a purely descriptive criminological analysis, the report adopts the theoretical framework of relational psychotraumatology, developed by the Italian Association of Psychology and Criminology (AIPC) and the Italian Center for Relational Psychotraumatology (CIPR). The objective is to decode the "grammar of violence" underlying homicidal acts, reinterpreting them not as the outcome of rational choices or mere "fits of rage," but as the terminal manifestation of a neurobiological collapse in individuals with histories of complex relational trauma. Integrating Stephen Porges' Polyvagal Theory, it is postulated that the homicidal act represents a failure of the social engagement system (ventrovagal) and the dysregulated takeover by primitive defense systems (sympathetic fight/flight). The analysis of perpetrator variables (gender, age, weapon used) and victim-perpetrator dynamics (degree of familiarity) is conducted to corroborate the hypothesis that lethal violence is the reaction of an overwhelmed nervous system responding to a perceived present relational threat with the intensity of a past mortal threat. The conclusions highlight the implications of this model for developing integrated, trauma-informed prevention strategies, such as the A.I.P.C. Scientific Violence Screening (A.S.V.S.) protocol, which focuses on the assessment and treatment of emotional and psychophysiological dysregulation.

 

Leggi l'articolo “Omicidi familiari "28 agosto - 3 settembre": Un abisso silenzioso nelle dinamiche di coppia.” su ModerNews clicca su https://www.modernews.online/48205_omicidi-familiari-28-agosto-3-settembre-un-abisso-silenzioso-nelle-dinamiche-di-coppia/

 

1. Introduzione: oltre il dato criminologico, verso la grammatica della violenza

I dati relativi ai delitti familiari occorsi nella settimana dal 28 agosto al 3 settembre 2025, oggetto del presente report, non rappresentano un'anomalia statistica, ma si inseriscono in una tendenza allarmante che ha caratterizzato l'estate del 2025 in Italia. Precedenti analisi condotte dall'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF) hanno ripetutamente evidenziato un'escalation della violenza letale all'interno dei contesti relazionali più intimi, descrivendo un quadro in cui il legame affettivo si trasforma nell'epicentro del collasso. La stessa esistenza di una rubrica settimanale dedicata a monitorare questo fenomeno è, in sé, una potente confutazione della narrazione mediatica che spesso relega tali eventi a "tragedie imprevedibili" o a "raptus di follia". Al contrario, la regolarità con cui questi eventi si verificano suggerisce la presenza di dinamiche sistemiche e di vulnerabilità profonde che richiedono un'analisi che trascenda la mera catalogazione statistica.

I paradigmi criminologici tradizionali, pur fornendo profili demografici e statistici utili, si dimostrano spesso insufficienti a spiegare l'eziologia di questa forma di violenza. Concentrandosi su moventi quali la gelosia, il possesso o il conflitto economico, tali modelli rischiano di rimanere sulla superficie del fenomeno, non riuscendo a cogliere le forze non razionali e profondamente radicate che governano l'agito distruttivo. L'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC) ha da tempo sostenuto la necessità di "un superamento dei paradigmi criminologici tradizionali" per poter accedere a una comprensione più autentica del crimine familiare. Questo superamento non implica un rifiuto del dato quantitativo, ma la sua integrazione in un modello esplicativo più complesso e clinicamente fondato.

Il presente studio si propone di applicare tale modello, quello della psicotraumatologia relazionale sviluppato da Lattanzi e Calzone (AIPC/CIPR), per decodificare la "complessa grammatica della violenza" che emerge dai dati della settimana in esame. La tesi centrale è che l'omicidio familiare non debba essere letto come un crimine d'intenzione nel senso classico del termine, ma come l'esito catastrofico di un fallimento del sistema di regolazione neurobiologica in individui la cui capacità di gestire lo stress relazionale è stata compromessa da traumi pregressi. Questo approccio sposta il focus dal mens rea (l'intento colpevole), costrutto centrale del diritto penale, allo stato neurofisiologico dell'autore al momento dell'atto. Si ipotizza che l'actus reus (l'azione criminale) sia, in questi casi, l'espressione comportamentale di una disregolazione estrema, una risposta di sopravvivenza arcaica a una minaccia percepita a livello non conscio. Comprendere questo meccanismo è fondamentale, poiché le implicazioni per la prevenzione si spostano dal piano della deterrenza morale o della punizione a quello dell'intervento clinico precoce, finalizzato a ripristinare la capacità di regolazione del sistema nervoso. Il report si articola come segue: una presentazione analitica dei dati criminologici raccolti dall'ONOF; un'esposizione dei fondamenti teorici del modello psicotraumatologico-relazionale; una discussione che integra i dati empirici con il framework teorico per analizzare le variabili dell'autore e della vittima; e, infine, delle conclusioni che delineano le implicazioni per una prevenzione scientificamente fondata e clinicamente orientata.

 

2. Analisi criminologica dei dati ONOF (28 Agosto - 3 Settembre 2025)

2.1. Metodologia di rilevazione

È importante premettere che, come specificato nella nota metodologica del documento di riferimento, i dati analizzati sono raccolti da articoli pubblicati su testate giornalistiche e non da fonti istituzionali. La categoria "delitti familiari" è definita in senso ampio per includere omicidi, tentati omicidi e suicidi (o tentati suicidi) che si consumano tra persone legate da un grado di "familiarità", inteso come un continuum che va dalla conoscenza alla parentela, includendo relazioni affettive attuali o passate. Questo approccio permette di cogliere la portata relazionale della violenza, superando le rigide categorizzazioni legali.

La rubrica settimanale dell'ONOF, curata da figure esperte come la Dott.ssa Tiziana Calzone, la Dott.ssa Federica Casula e il Dott. Massimo Lattanzi, scava in profondità. Ogni variabile di vittima e autore viene scomposta attraverso la lente della psicotraumatologia relazionale.

 

2.2. Presentazione sinottica dei dati

Nella settimana in esame sono stati registrati 4 eventi di violenza grave, che hanno coinvolto 5 vittime e 4 presunti autori. Di questi, 2 eventi sono stati omicidi e 2 tentati omicidi. Per facilitare un'analisi integrata, i dati frammentati presenti nel report originale sono stati consolidati nella tabella seguente, che offre un profilo sinottico di ciascun evento.

 

Tabella 1: profilo sinottico degli eventi di violenza familiare letale e tentata (28 Agosto - 3 Settembre 2025)

ID CasoTipo di ReatoAutore (Genere, Età)Vittima/e (Genere, Età)Grado di FamiliaritàArma/ModalitàDistribuzione Geografica
1OmicidioUomo, 32Donna, 30PartnerAggressione fisica (percosse)Nord (Genova)
2OmicidioUomo, 37Uomo, 40ConoscentiArma da taglioSud (Catania)
3Tentato OmicidioUomo, 72Donna, 70Ex-PartnerArma da taglioSud (Crotone)
4Tentato OmicidioUomo, 23Donna, N.D. / Uomo, N.D.Parenti (genitori)Arma da taglioNord (Castelnuovo Rangone)

Fonte: Elaborazione basata sui dati ONOF/AIPC 1

2.3. Osservazioni preliminari sui pattern emergenti

Dall'analisi sinottica della Tabella 1 emergono alcuni pattern statistici di notevole interesse per l'analisi successiva:

  • Esclusività della perpetrazione maschile: Il dato più macroscopico è che il 100% dei presunti autori (N=4) è di genere maschile.1 Questo conferma un trend ampiamente documentato, ma richiede un'interpretazione che vada oltre le spiegazioni puramente sociologiche.
  • Natura intima e prossimale della violenza: Entrambi gli omicidi sono stati perpetrati con modalità ad alto contatto fisico: percosse e arma da taglio.1 Nessuno degli eventi letali ha visto l'uso di armi da fuoco, che consentirebbero un'azione a distanza. Questa prossimità fisica tra autore e vittima suggerisce un'esplosione di aggressività disregolata piuttosto che un'azione pianificata a freddo, un punto cruciale per l'analisi neurobiologica.
  • Vulnerabilità speculare negli omicidi: I due omicidi presentano una simmetria quasi perfetta nelle dinamiche relazionali e di genere: un uomo uccide la sua partner donna (femminicidio intimo) e un uomo uccide un suo conoscente uomo (maschicidio). Questo dato è fondamentale perché contrasta una narrazione unidirezionale della violenza di genere e supporta il framework dei "delitti familiari" dell'AIPC, che si concentra sul collasso della relazione come evento scatenante, indipendentemente dalla configurazione di genere della diade.2
  • Ampio spettro nell’età degli autori: Gli autori coprono un arco di vita molto vasto, dai 23 ai 72 anni.1 Questo indica che la vulnerabilità a commettere atti di violenza estrema non è confinata a una specifica fascia demografica, ma può manifestarsi in diverse fasi del ciclo di vita, suggerendo che i trigger relazionali possono attivare traumi latenti a qualsiasi età.

 

Invito Esclusivo per Presidenti di Centri Antiviolenza e Centri per Autori (CAV/CUAV)!

AIPC, CIPR e ONOF lanciano la campagna "CHI SI CURA È SICURA". Per tutto il mese di Novembre 2025, la nostra iniziativa nazionale unirà i Centri più attenti per creare una rete d'eccellenza contro la violenza.

Vogliamo unire le forze con il tuo Centro per potenziare l'efficacia degli interventi e agire prima che la violenza accada. Aderire significa offrire al tuo team:

Formazione Scientifica Avanzata: Padroneggia strumenti di valutazione del rischio e del trauma come ASVS, SVITR, SVITR P.

Tecniche Innovative: Apprendi l'uso del Biofeedback per l'autoregolazione emotiva.

Supervisione e Ricerca: Accedi a consulenze su casi complessi e partecipa a un progetto di ricerca unico in Italia.

Maggiore Visibilità: Organizza eventi di impatto nazionale insieme a noi.

I posti sono limitati per garantire la massima qualità del percorso. Per sostenere il progetto, l'adesione è possibile tramite un contributo spese o donazione liberale.

Scadenza candidature: 15 settembre 2025. Invia la tua richiesta di adesione a: aipcitalia@gmail.com

 

3. Fondamenti del modello psicotraumatologico-relazionale (AIPC/CIPR)

Per interpretare i pattern emersi, è necessario esporre il modello teorico di riferimento. Questo modello si fonda su tre pilastri concettuali interconnessi: il trauma relazionale complesso come matrice della vulnerabilità, la disregolazione neurobiologica come meccanismo dell'agito violento, e il legame traumatico come contesto in cui la violenza si sviluppa e si consolida.

 

3.1. Il Trauma relazionale complesso come matrice della violenza

A differenza del trauma singolo (Tipo I), il trauma complesso (Tipo II) o trauma relazionale si riferisce a esperienze avverse, prolungate e ripetute, di natura interpersonale, che si verificano in contesti da cui la vittima non può fuggire, come le relazioni di attaccamento primarie.6 Abusi, maltrattamenti o anche una grave trascuratezza emotiva durante l'infanzia (trauma relazionale precoce) non lasciano solo cicatrici psicologiche, ma modellano letteralmente lo sviluppo del sistema nervoso centrale. Queste esperienze minano le fondamenta della sicurezza interpersonale e compromettono lo sviluppo di capacità essenziali come la regolazione affettiva, il controllo degli impulsi e la capacità di mantenere relazioni stabili e sane.8 L'individuo che ha subito un trauma relazionale complesso sviluppa un'iper-reattività ai segnali di minaccia interpersonale. Situazioni come un litigio, un rifiuto percepito o la minaccia di un abbandono possono essere processate dal suo sistema nervoso non come semplici eventi stressanti, ma come minacce alla sopravvivenza, attivando risposte difensive sproporzionate. È in questo senso che il trauma relazionale agisce come una "matrice": crea una vulnerabilità neurobiologica latente che può essere attivata da stressor relazionali successivi, conducendo, nei casi estremi, all'agito violento. La violenza non è quindi un evento decontestualizzato, ma la "narrazione della disregolazione" che ha le sue radici in un "veleno relazionale" spesso transgenerazionale.

 

3.2. La disregolazione neurobiologica: un'interpretazione polivagale dell'acting-out omicida

Il modello AIPC/CIPR integra la Teoria Polivagale di Stephen Porges per spiegare il meccanismo neurofisiologico che trasforma la vulnerabilità traumatica in un atto omicida.5 La teoria descrive tre sistemi gerarchici di risposta del sistema nervoso autonomo, evolutisi per garantire la sopravvivenza 9:

·       Il circuito ventrovagale: Il sistema più recente ed evoluto, presente solo nei mammiferi. È responsabile del sistema di ingaggio sociale (social engagement system). Quando è attivo, ci sentiamo calmi, sicuri e connessi agli altri. Promuove la comunicazione, la co-regolazione emotiva e inibisce le risposte difensive più primitive.

·       Il sistema nervoso simpatico: Un sistema più antico, che si attiva in risposta a un pericolo percepito. Mobilita l'energia per le risposte di lotta o fuga (fight or flight). L'attivazione simpatica è caratterizzata da un aumento del battito cardiaco, della pressione sanguigna e del tono muscolare.

·       Il circuito dorsovagale: Il sistema più arcaico, che condividiamo con i rettili. Si attiva di fronte a una minaccia mortale da cui non è possibile fuggire o combattere. Induce una risposta di immobilizzazione, collasso o finta morte (freeze/shutdown).

Secondo il modello di Lattanzi e Calzone, in un individuo con una storia di trauma relazionale, il sistema ventrovagale è cronicamente indebolito. Di fronte a un trigger relazionale acuto (es. la decisione del partner di interrompere la relazione), il sistema di ingaggio sociale fallisce. Il cervello, bypassando la corteccia prefrontale responsabile del pensiero razionale e del controllo degli impulsi, interpreta la minaccia emotiva (abbandono) come una minaccia fisica alla sopravvivenza. A questo punto, il sistema nervoso simpatico prende il sopravvento, innescando una risposta di "lotta" di intensità estrema. L'atto omicida, in questa prospettiva, è l'espressione comportamentale di questa attivazione simpatica massiccia e disregolata. Non è una scelta, ma, come postulato da AIPC, "la reazione di un sistema nervoso sopraffatto che risponde a una minaccia relazionale presente con l'intensità di una minaccia mortale passata".5

3.3. Dal legame traumatico (trauma bonding) al collasso del sistema di attaccamento

La violenza raramente esplode in un contesto relazionale sano. Spesso, si sviluppa all'interno di dinamiche disfunzionali caratterizzate dal "ciclo della violenza", teorizzato da Lenore Walker, che alterna fasi di accumulo della tensione, esplosione violenta e successiva "luna di miele" (pentimento e riconciliazione).11 Questo ciclo intermittente di abusi e rinforzi positivi crea un potente legame biochimico e psicologico noto come "legame traumatico" o trauma bonding.13 La vittima diventa dipendente non tanto dall'abusante, quanto dal ciclo stesso, in particolare dalla fase di riconciliazione che fornisce un sollievo temporaneo dall'ansia e dalla paura. Questo legame paradossale spiega perché molte vittime faticano a lasciare relazioni palesemente distruttive. L'atto omicida rappresenta il punto di rottura definitivo di questo sistema. Può essere scatenato da un tentativo della vittima di rompere finalmente il ciclo, evento che l'autore percepisce come una minaccia di annientamento, o da un'escalation della fase violenta che supera una soglia di non ritorno. In ogni caso, l'omicidio segna la "duplice morte delle relazioni": la morte fisica della vittima e la morte simbolica e definitiva del legame, per quanto patologico esso fosse.

 

Ascolta il podcast sul Canale AIPC Editore su Spotify MENTE|CRIMINE|TRAUMA Omicidi familiari "28 agosto - 3 settembre": Un abisso silenzioso nelle dinamiche di coppia.” clicca sul link: https://open.spotify.com/episode/00mBc4UcvF4MmF9UcvPONw?si=4c96371673f74054

 

4. Discussione: rileggere i dati della settimana attraverso la lente psicotraumatologica

Applicando il framework teorico ai dati della settimana 28 agosto - 3 settembre 2025, è possibile passare da una descrizione dei fatti a un'interpretazione eziologica.

 

4.1. Il Profilo dell'autore: la narrazione di un sistema nervoso disregolato

Le variabili relative agli autori, lette attraverso la lente psicotraumatologica, cessano di essere meri dati demografici per diventare indizi di un processo neurobiologico sottostante.

·       Genere (100% Uomini): La totale preponderanza maschile nella perpetrazione 1 non può essere liquidata come semplice espressione di una "cultura patriarcale". Sebbene i fattori culturali giochino un ruolo nel modellare le espressioni comportamentali, il modello psicotraumatologico suggerisce di indagare le manifestazioni di genere del trauma. Le norme sociali che storicamente hanno scoraggiato l'espressione emotiva e la vulnerabilità negli uomini possono favorire lo sviluppo di alessitimia (l'incapacità di riconoscere e verbalizzare le proprie emozioni). Un sistema nervoso disregolato, in assenza di canali verbali ed emotivi per scaricare la tensione, può avere una maggiore propensione a ricorrere all'azione fisica (acting-out) come unica via di scarico. La violenza diventa, in questo caso, un linguaggio somatico primitivo che sostituisce la parola mancante.

·       Età (18-35, 36-53 per gli omicidi): Le età degli autori degli omicidi (32 e 37 anni) e dei tentati omicidi (23 e 72 anni) rappresentano fasi cruciali del ciclo di vita.1 L'età tra i 18 e i 35 anni è spesso caratterizzata dalla formazione e dalla crisi delle prime relazioni intime significative, eventi che possono potentemente riattivare traumi di attaccamento infantili. La fascia 36-53 anni è associata a stressor di mezza età, bilanci esistenziali e crisi coniugali. L'età avanzata (72 anni) può comportare stress legati a malattie, pensionamento o alla paura della solitudine, che possono erodere le capacità di regolazione residue. In ogni caso, l'età non è un fattore causale in sé, ma indica il contesto evolutivo in cui uno stressor relazionale specifico agisce da detonatore per una vulnerabilità traumatica preesistente.

·       Arma utilizzata (arma da taglio/aggressione fisica): Questo è forse l'elemento più eloquente a sostegno dell'ipotesi neurobiologica. L'uso di un'arma da taglio o delle proprie mani (percosse) richiede una totale abolizione della distanza fisica tra aggressore e vittima.1 Questa modalità è la rappresentazione fisica di uno stato polivagale dominato dal sistema simpatico di "lotta". In questo stato, le funzioni superiori della corteccia prefrontale (pianificazione, valutazione delle conseguenze, empatia) sono inibite, mentre le strutture più primitive del cervello (amigdala, tronco encefalico) prendono il controllo. L'assenza di armi che permettono un'uccisione a distanza e "pulita" (come il veleno o, in questi specifici casi di omicidio, le armi da fuoco) è una forte evidenza contro l'ipotesi di un atto premeditato e a favore di un'esplosione disregolata, un acting-out somatico di un terrore e di una rabbia che non possono essere contenuti o mentalizzati.

 

4.2. La dinamica vittima-autore: l'epicentro del collasso relazionale

L'analisi della diade vittima-autore rivela come la relazione stessa sia il teatro in cui il dramma del trauma si mette in scena fino al suo esito fatale.

·       Grado di familiarità (partner/conoscente): Il fatto che la violenza letale si consumi all'interno di legami significativi (partner) o di prossimità (conoscente) non è casuale.1 Le relazioni intime sono il terreno elettivo per la riattivazione dei modelli di attaccamento e dei traumi infantili. Il partner cessa di essere una persona a sé stante per diventare uno schermo su cui vengono proiettate paure arcaiche di abbandono, annientamento o rifiuto. La violenza, in questa ottica, è il tentativo paradossale e disperato di controllare o distruggere la fonte di un dolore psichico intollerabile, che viene erroneamente localizzata nell'altro. L'omicidio del partner (Caso 1) è l'atto finale di questo paradosso: l'annientamento fisico dell'oggetto d'attaccamento in risposta a una minaccia percepita provenire da esso.

·       Il profilo della vittima e la simmetria della violenza: La settimana in esame presenta una simmetria che sfida le letture semplicistiche. Da un lato, una giovane donna di 30 anni uccisa dal partner 1, un caso che rientra nella definizione di femminicidio intimo e che solleva interrogativi sulle dinamiche di trauma bonding che possono averla intrappolata nella relazione. Dall'altro, un uomo di 40 anni ucciso da un conoscente uomo 1, un caso di maschicidio che evidenzia come la violenza relazionale letale non sia un fenomeno esclusivamente diretto contro le donne. Questa dualità è di fondamentale importanza. Dimostra la validità del modello AIPC, che si concentra sul meccanismo del collasso relazionale piuttosto che sul genere della vittima. Il framework della psicotraumatologia relazionale offre una teoria unificante: in entrambi i casi, si può ipotizzare un autore maschio con una storia di trauma relazionale che, di fronte a una minaccia relazionale percepita come intollerabile (proveniente da una partner intima o da un conoscente maschio), risponde con un'attivazione simpatica disregolata. Il meccanismo eziologico (la disregolazione neurobiologica su base traumatica) è lo stesso; ciò che cambia è la configurazione della diade e lo specifico trigger relazionale.

Questa prospettiva integrata rivela la logica profonda dietro la struttura stessa dell'AIPC: l'ONOF raccoglie i dati, il CIPR fornisce il modello teorico per interpretarli, e l'AIPC nel suo complesso promuove un intervento clinico basato su questa sintesi.4 L'analisi non è fine a se stessa, ma è il primo passo di un processo circolare che va dalla rilevazione del fenomeno alla sua comprensione e, infine, al suo trattamento.

 

Se preferisci sfogliare l’ebook della rubrica settimanale, scaricalo e leggerlo quando vuoi. clicca su Rapporto ONOF 28 agosto - 3 settembre 2025

 

5. Conclusioni: dalla comprensione alla prevenzione integrata

L'analisi dei delitti familiari della settimana 28 agosto - 3 settembre 2025, condotta attraverso la lente della psicotraumatologia relazionale, porta a una conclusione fondamentale: gli omicidi e i tentati omicidi osservati non sono eventi casuali o inspiegabili, ma l'esito tragico e, in una certa misura, prevedibile di storie di trauma relazionale complesso che si manifestano come gravi stati di disregolazione neurobiologica. I profili degli autori e le dinamiche vittima-autore, lungi dall'essere semplici variabili statistiche, diventano le tracce visibili di un collasso invisibile avvenuto all'interno del sistema nervoso.

Questa comprensione ha implicazioni radicali per le strategie di prevenzione. Se la violenza letale è il sintomo terminale di una disregolazione radicata nel trauma, allora gli approcci basati unicamente sulla punizione, sulla deterrenza o su interventi psico-educativi superficiali sono destinati a fallire. Essi intervengono a valle dell'evento, senza affrontare la vulnerabilità neurobiologica a monte che lo ha reso possibile. La prevenzione efficace deve essere trauma-informed, ovvero deve riconoscere e affrontare l'impatto pervasivo del trauma sullo sviluppo e sul comportamento umano.

È in questo contesto che il protocollo A.I.P.C. Scientific Violence Screening (A.S.V.S.) si presenta non solo come uno strumento, ma come l'applicazione pratica dell'intero framework teorico qui esposto.1 Definito una "rivoluzione culturale", l'A.S.V.S. sposta l'asse della valutazione del rischio dal comportamento manifesto alla vulnerabilità psicofisiologica sottostante. Integrando colloqui clinici, una valutazione psicofisiologica (attraverso strumenti come il biofeedback e il neurofeedback) e percorsi terapeutici mirati (psicotraumatologia, mindfulness, terapia sensomotoria), il protocollo si propone di:

  • Valutare la capacità di regolazione del sistema nervoso autonomo di un individuo.
  • Identificare i marker di disregolazione che costituiscono i veri fattori di rischio per l'agito violento.
  • Trattare tale disregolazione attraverso interventi bottom-up (che lavorano sul corpo e sul sistema nervoso, come la terapia sensomotoria) e top-down (che lavorano sulla narrazione e sulla cognizione), aiutando l'individuo a sviluppare nuove capacità di auto-regolazione.

L'appello finale che emerge da questa analisi è, quindi, un invito a un cambiamento di paradigma. È necessario transitare da un modello legale-morale, che si interroga primariamente sulla colpa e sull'intenzione, a un modello di salute pubblica, che si interroga sulle origini della vulnerabilità e sulle strategie per promuovere la resilienza. Affrontare la violenza familiare significa curare le ferite del trauma relazionale, insegnare al sistema nervoso a ritrovare la via della sicurezza e della connessione, e riconoscere che dietro l'atto più disumano può celarsi una storia di profonda sofferenza umana. Solo attraverso un approccio integrato, che unisca il rigore della ricerca scientifica alla compassione dell'intervento clinico, si può sperare di interrompere il ciclo della violenza e prevenire future tragedie.

 

Contatti e Supporto

Se ti sei riconosciuto in alcune delle dinamiche descritte o se senti che conflitti interpersonali o traumi relazionali stanno influenzando la tua vita, non sei solo. Comprendere e affrontare queste difficoltà è il primo passo per prevenire esiti distruttivi. Il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) offre percorsi specializzati per affrontare i traumi e migliorare la regolazione emotiva.

I nostri professionisti a Pescara e Roma sono disponibili per offrire supporto attraverso percorsi terapeutici personalizzati.

Per maggiori informazioni o per prenotare un colloquio, puoi contattarci:

Email dell'AIPC: aipcitalia@gmail.com

Sito di riferimento: www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it

Telefono WhatsApp: 3924401930

Non attendere che il conflitto degeneri. Chiedere aiuto è un atto di forza.

 

6. Bibliografia

Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC). (2025). Report Settimanale ONOF: 28 Agosto - 3 Settembre 2025. AIPC Editore.

Calzone T., & Lattanzi M. (2023). Psicotraumatologia Relazionale: Dalla ferita del legame alla cura integrata. Roma: AIPC Editore. 5

Herman, J. L. (1992). Complex PTSD: A syndrome in survivors of prolonged and repeated trauma. Journal of traumatic stress, 5(3), 377-391. 6

Lattanzi M., & Calzone T. (2022). Il protocollo A.S.V.S. (A.I.P.C. Scientific Violence Screening): Un approccio neurobiologico integrato alla valutazione del rischio. In Atti del Convegno Nazionale CIPR. Pescara.

ONOF - Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari. (2025). Articoli e report pubblicati sul sito ufficiale. Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia. Reperito da www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it 2

Porges, S. W. (2011). The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, and Self-regulation. New York: W. W. Norton & Company. 5

Walker, L. E. (1979). The Battered Woman. Harper & Row. 11

 

Benessere e Crescita con Esperti Psicoterapeuti

aipcitalia@mail.com

392 440 1930

Via Giorgio Baglivi, 6, 00161 Roma RM, Italia

©