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Dipendenza come linguaggio del trauma: differenze di genere nelle strategie di coping in giovani adulti

16/10/2025 11:52

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Dipendenza come linguaggio del trauma: differenze di genere nelle strategie di coping in giovani adulti

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Dipendenza come linguaggio del trauma: differenze di genere nelle strategie di coping in giovani adulti

A cura di Massimo Lattanzi¹²³, Tiziana Calzone¹²³

¹Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), Roma, Italia ²Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), Pescara-Roma, Italia ³Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), Roma, Italia

 

Abstract Questo studio esplora le diverse funzioni che i comportamenti di dipendenza assumono come risposta al trauma in un campione di giovani adulti (18-30 anni), analizzato attraverso la scala SVD-AMT. I risultati evidenziano una marcata differenziazione di genere: mentre le donne tendono a utilizzare la dipendenza con una funzione anestetica per silenziare il dolore emotivo, gli uomini mostrano una tendenza a usarla con una funzione compensatoria per costruire un'identità alternativa. Queste differenze suggeriscono la necessità di approcci terapeutici specifici e mirati.

 

Introduzione

La relazione tra trauma e dipendenza è ampiamente documentata in letteratura, ma le funzioni specifiche che il comportamento di dipendenza assolve possono variare significativamente tra individui e gruppi demografici. Per investigare queste dinamiche è stata utilizzata la Scala di Valutazione della Dipendenza come Auto-Medicazione Traumatica (SVD-AMT). Tale strumento non si limita a quantificare la presenza di una dipendenza, ma ne esplora la funzione qualitativa, indagando perché un individuo ricorre a un comportamento compulsivo in relazione a un vissuto traumatico. La scala si articola in tre aree principali: (Area A) la gestione degli stati interni di allarme, (Area B) la regolazione del dolore emotivo e dei ricordi, e (Area C) la modulazione del senso di sé e della relazione.

Comprendere se la dipendenza agisca come un sedativo per l'iper-attivazione, un anestetico per il dolore emotivo, o un compensatore per un sé frammentato è cruciale per l'efficacia clinica. Questo articolo analizza i dati emersi dalla somministrazione della scala SVD-AMT a tre coorti: donne 18-24, uomini 18-24 e donne 25-30, per delineare i profili funzionali prevalenti.

 

Analisi dei profili

Profilo 1: donne (18-24 anni) - la fuga dal sentire

Il campione di giovani donne (18-24 anni) presenta un punteggio medio totale di 4.6, indicando un legame debole tra trauma e dipendenza. Sebbene il comportamento compulsivo non sia il regolatore emotivo primario, la sua funzione, quando attivata, è nettamente specializzata.

L'analisi qualitativa rivela una forte dominanza dell'Area B (Regolazione del dolore emotivo e dei ricordi), con una media di 2.6. Questo indica che per queste giovani donne la dipendenza assume una chiara funzione anestetica. Non cercano di calmare l'ansia (Area A, media 1.14) o di costruire un'identità (Area C, media 0.87), ma piuttosto di "spegnere" il dolore intollerabile legato a ricordi, vergogna e disperazione. È un tentativo di fuga dalla propria realtà interiore.

  • Implicazione terapeutica: L'intervento deve focalizzarsi sull'elaborazione sicura delle memorie traumatiche per aumentare la finestra di tolleranza emotiva.

 

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Profilo 2: uomini (18-24 anni) - La costruzione di un falso sé

In netto contrasto, i giovani uomini della stessa fascia d'età mostrano un punteggio medio di 8.2, che suggerisce un legame significativo e un uso della dipendenza come forma di auto-medicazione.

La dominanza funzionale si sposta radicalmente sull'Area C (Modulazione del senso di sé e della relazione), che raggiunge un punteggio medio di 3.2. Per questo campione, la dipendenza non serve primariamente a sedare (Area A, 2.14) o anestetizzare (Area B, 2.9), ma a svolgere una funzione compensatoria. Viene utilizzata per riempire un cronico senso di vuoto e inadeguatezza, costruendo un "falso sé" artificiale che maschera profonde ferite relazionali e di attaccamento.

  • Implicazione Terapeutica: Il trattamento deve mirare alla guarigione dei traumi di attaccamento, alla costruzione di un senso di sé autentico e allo sviluppo di capacità relazionali sane.

 

Profilo 3: Donne (25-30 anni) - Un pattern stabile

Le donne nella fascia d'età 25-30, pur con un punteggio medio leggermente superiore (6.3), confermano un legame debole tra trauma e dipendenza. È significativo notare come, anche in questo gruppo, la funzione dominante rimanga quella anestetica, con l'Area B che prevale (media 2.3) sulle altre (Area A: 2.0; Area C: 2.1). Questo rafforza l'ipotesi di un pattern di genere stabile, in cui la dipendenza viene usata dalle donne principalmente per dissociare dal dolore emotivo.

 

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Conclusioni e Implicazioni Future

L'analisi comparata dei profili rivela una dicotomia funzionale di genere nell'uso della dipendenza come strategia di coping post-traumatico, con profonde implicazioni sia per la clinica che per la prevenzione.

 

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 Implicazioni cliniche: dalla funzione alla terapia

I risultati impongono un superamento degli approcci terapeutici standardizzati. L'efficacia del trattamento dipende dalla capacità di rispondere alla domanda implicita posta dal comportamento di dipendenza:

  • Per le donne, il cui uso della dipendenza è prevalentemente anestetico, la terapia deve creare un contesto di sicurezza tale da rendere il "sentire" meno minaccioso. L'obiettivo non è solo elaborare il trauma, ma insegnare attivamente strategie di regolazione emotiva che rendano la dipendenza un'opzione superflua. La domanda clinica a cui rispondere è: "Come posso aiutarti a tollerare il tuo mondo interiore senza doverti spegnere?".
  • Per gli uomini, il cui uso è compensatorio, il focus terapeutico deve essere relazionale e identitario. La dipendenza è un sintomo di un sé frammentato e di una profonda fame di connessione. L'intervento deve quindi mirare a ricostruire un senso di valore personale autentico e a sviluppare la capacità di creare legami sani che possano riempire il vuoto in modo genuino. La domanda clinica diventa: "Come possiamo costruire insieme un 'te' così solido da non aver bisogno di stampelle?".

 

Implicazioni per la prevenzione: intervenire prima del sintomo

Questi dati offrono una mappa preziosa per orientare gli interventi di prevenzione, agendo sulle vulnerabilità specifiche prima che si cristallizzino in un disturbo.

  • Prevenzione al maschile: Per i giovani uomini, la prevenzione deve concentrarsi sulla costruzione di un'identità positiva e sulla sana espressione della vulnerabilità. Programmi educativi e di gruppo nelle scuole e nelle comunità dovrebbero promuovere modelli di mascolinità che non equiparino la sensibilità alla debolezza. È fondamentale creare spazi sicuri dove i ragazzi possano esplorare le proprie insicurezze e imparare a costruire l'autostima su basi interne (valori, talenti) anziché esterne (performance, approvazione), riducendo così il rischio che un "falso sé" chimico o comportamentale diventi un'opzione attraente.
  • Prevenzione al femminile: Per le giovani donne, la prevenzione deve focalizzarsi sull'alfabetizzazione e sulla legittimazione emotiva. È cruciale insegnare fin dalla pre-adolescenza a riconoscere, nominare e gestire le emozioni intense senza giudicarle come "eccessive" o "sbagliate". Percorsi di psicoeducazione sulla gestione dello stress, tecniche di mindfulness e la promozione di relazioni di supporto tra pari possono fornire alternative funzionali alla "fuga" anestetica, dotando le ragazze degli strumenti per navigare il dolore emotivo senza doverlo silenziare.

 

In sintesi, la dipendenza non è solo un problema da risolvere, ma un messaggio da decodificare. Ascoltare questo messaggio ci permette non solo di curare meglio, ma anche di prevenire in modo più efficace, proteggendo le nuove generazioni dalle conseguenze più devastanti del trauma.

 

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