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Report omicidi familiari ONOF: Doppio allarme. Dal femminicidio al conflitto sociale (16-22 Ottobre 2025)

27/10/2025 10:30

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Report omicidi familiari ONOF: Doppio allarme. Dal femminicidio al conflitto sociale (16-22 Ottobre 2025)

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Report omicidi familiari ONOF: Doppio allarme. Dal femminicidio al conflitto sociale (16-22 Ottobre 2025)

A cura di: Massimo Lattanzi, Tiziana Calzone, Federico Moroli  

Fonti: I dati sono raccolti e analizzati dall'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), braccio operativo dell'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC) e del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR). 

 

È fondamentale sottolineare che le informazioni si basano sui casi di cronaca riportati dalle testate giornalistiche e non da fonti istituzionali.   

 

Sezione 1: Abstract

Il presente report analizza i dati raccolti dall'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF) per la settimana dal 16 al 22 ottobre 2025, i quali mettono in luce una profonda e allarmante biforcazione nella natura della violenza letale e potenzialmente letale in Italia. L'analisi rivela l'esistenza di un "doppio allarme" che delinea due fenomeni di violenza distinti e segregati per genere, ciascuno con dinamiche, contesti e profili di rischio specifici.   

Il primo allarme riguarda la violenza contro le donne, che, come evidenziato dai dati, si conferma un fenomeno quasi esclusivamente circoscritto alla sfera intima e domestica. Nel periodo in esame, il 100% delle vittime di omicidio di sesso femminile è stato ucciso dal partner o dall'ex-partner. Un dato particolarmente significativo è l'età avanzata sia delle vittime (62 e 80 anni) sia degli autori (64 e 80 anni), suggerendo che tale violenza rappresenti l'esito terminale di conflitti relazionali e dinamiche di possesso protrattesi per lungo tempo.   

Il secondo allarme, diametralmente opposto, concerne la violenza contro gli uomini, che si manifesta primariamente come un conflitto sociale e pubblico. I dati sui tentati omicidi sono emblematici: il 100% delle vittime erano giovani uomini aggrediti da altri giovani uomini, identificati come "conoscenti". L'arma da taglio è stata lo strumento esclusivo di aggressione in tutti i casi registrati. Questo delinea un modello di violenza impulsiva e reattiva, radicata in una preoccupante incapacità di gestire le dispute interpersonali in modo non violento.   

La conclusione fondamentale di questa analisi è che l'Italia si confronta con due epidemie di violenza distinte e parallele: una, celata tra le mura domestiche, che affonda le sue radici in dinamiche di controllo e colpisce le donne; l'altra, che esplode negli spazi pubblici, è guidata dall'impulsività e coinvolge principalmente i giovani uomini. Di conseguenza, si rende necessaria una strategia di prevenzione a doppio binario, con interventi specificamente calibrati sulle dinamiche uniche della violenza di coppia e della violenza sociale giovanile.

 

La campagna "CHI SI CURA è SICURA/O" sintetizza questa urgenza: la cura del trauma, sia dell'autore che della vittima, è l'unica via per la sicurezza collettiva.

Contatti e Prenotazioni Per conoscere il calendario della campagna, verificare le disponibilità e fissare il tuo appuntamento gratuito, contatta il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale. Potrai svolgere il colloquio sia in presenza (sedi di Pescara e Roma) sia a distanza (piattaforma GoToMeeting).

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Sezione 2: Il Campo di battaglia confinato: anatomia del femminicidio nella sfera intima

L'analisi approfondita dei dati relativi alle vittime di sesso femminile rivela un quadro coerente e drammatico, che va oltre la mera statistica per illuminare le fondamenta criminologiche e psicologiche della violenza di genere, in questo caso specifico nel contesto della terza età.

I dati raccolti nella settimana dal 16 al 22 ottobre 2025 sono inequivocabili. Su un totale di tre omicidi consumati, due vittime erano donne, rappresentando il 67% del totale. Il dato più critico riguarda la relazione tra vittima e autore: il 100% di queste donne è stato ucciso da una figura intima, per il 50% dal partner attuale e per il 50% da un ex-partner. Le età delle vittime, 80 e 62 anni, e quelle dei loro assassini, rispettivamente 80 e 64 anni, collocano questi eventi in un contesto demografico maturo. Il report originale sottolinea esplicitamente come questa violenza "matura all'interno delle mura domestiche", senza alcun legame con conflitti sociali esterni.   

Sottosezione 2.1: Decostruire lo "script del femminicidio" in un contesto anziano

L'affermazione dell'ONOF secondo cui i dati "confermano in modo drammatico lo script del femminicidio" merita un'analisi attenta. Questo "script" si basa su elementi chiave come il possesso, il controllo e l'uso della violenza come reazione all'autonomia femminile, ad esempio la decisione di separarsi. I casi in esame dimostrano che tali dinamiche non solo persistono, ma possono raggiungere il loro apice letale anche in relazioni decennali.   

L'età avanzata delle vittime e degli autori contraddice nettamente la percezione comune delle relazioni anziane come un porto sicuro e tranquillo. Questa evidenza suggerisce che la violenza osservata non è un evento improvviso, ma piuttosto "l'atto finale di lunghe storie di conflitto coniugale". Il passaggio logico è chiaro: se gli omicidi avvengono a 60 o 80 anni, è altamente improbabile che rappresentino "episodi impulsivi giovanili". Al contrario, è plausibile ipotizzare che indichino un'intera vita di abusi, forse mai emersi o denunciati, che culminano in un atto omicida scatenato da un fattore di stress tardivo come una malattia, la richiesta di separazione o una percepita perdita di controllo da parte dell'uomo. Ciò implica che i sistemi di supporto sociale e di controllo hanno fallito per decenni nel proteggere queste donne. L'omicidio diventa così solo l'ultimo, tragico dato visibile di una lunga storia sommersa. Questo mette in discussione i modelli di prevenzione focalizzati quasi esclusivamente sulle giovani coppie, evidenziando una lacuna critica nell'identificazione e nell'intervento sugli abusi domestici nella terza età, spesso erroneamente classificati come problemi legati all'assistenza agli anziani o a semplici litigi coniugali.   

Sottosezione 2.2: La sfera domestica come luogo di massimo pericolo per le donne

I dati rafforzano la conclusione che, per le donne, il rischio di omicidio "proviene esclusivamente dalla sfera intima e sentimentale". La casa, simbolo di sicurezza per antonomasia, si trasforma nel luogo di massimo pericolo. La fine di una relazione o la relazione stessa, specialmente se caratterizzata da controllo e possesso, costituisce il contesto di minaccia principale, indipendentemente dall'età della donna.   

Il fenomeno del femminicidio in tarda età suggerisce un fallimento sistemico radicato nell'ageismo e nella tendenza a privatizzare le questioni familiari. È ragionevole ipotizzare che i servizi sociali, il personale sanitario e persino le forze dell'ordine siano meno propensi a indagare o a riconoscere i segnali di violenza di coppia nelle persone anziane, attribuendo i campanelli d'allarme a demenza, stress del caregiver o altre problematiche legate all'età. L'invito all'azione del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) per un intervento prima che la violenza esploda solleva una domanda cruciale: perché questi conflitti di lunga data non sono stati affrontati prima? La risposta potrebbe risiedere nel fatto che le donne anziane sono spesso più isolate, meno avvezze a utilizzare le moderne reti di supporto e potenzialmente più dipendenti economicamente ed emotivamente dopo una vita intera trascorsa all'interno di un'unica relazione. Inoltre, i professionisti che interagiscono con loro possono essere portatori di pregiudizi che impediscono di vedere un uomo di 80 anni come un potenziale omicida e la sua partner come una vittima di controllo coercitivo. Ciò rivela una falla critica nell'approccio "taglia unica" alla violenza domestica, rendendo imperativo riprogettare le infrastrutture di prevenzione e supporto affinché siano accessibili e pertinenti per la popolazione anziana.   

 

Ascolta il podcast sul Canale AIPC Editore su Spotify MENTE|CRIMINE|TRAUMAReport omicidi familiari ONOF: Doppio allarme. Dal femminicidio al conflitto sociale (16-22 Ottobre 2025)” clicca sul link: https://open.spotify.com/episode/7xLUyFAikIfPomqCpVGNA9?si=_1yBpcLuQHaQIEwTpdMVSg

 

Sezione 3: L'Arena pubblica del conflitto: violenza impulsiva e frattura sociale tra uomini

In netto contrasto con il profilo della vittimizzazione femminile, la violenza contro gli uomini emerge come un fenomeno pubblico, legato a dinamiche sociali e caratterizzato da un'elevata impulsività, specialmente tra i giovani. I dati della settimana analizzata mostrano che l'unica vittima di omicidio consumato di sesso maschile (il 33% del totale) è stata uccisa da un "conoscente". Tuttavia, è l'analisi dei tentati omicidi a delineare il quadro con maggiore chiarezza: il 100% delle vittime (4 casi) e il 100% degli autori erano uomini. Il contesto relazionale era esclusivamente quello del "conoscente" nel 100% dei casi. Il profilo demografico è marcatamente giovane: vittime di 15, 22, 29 e 31 anni; autori di 14, 20, 22 e 39 anni. L'arma scelta è stata, senza eccezioni, un'"arma da taglio" nel 100% dei tentati omicidi. La violenza è descritta come "esplosiva, reattiva e agita nel qui ed ora", manifestandosi in spazi pubblici come "fuori da scuola, parcheggi di discoteche, bar, o per strada".   

Sottosezione 3.1: Il "conoscente" come minaccia primaria per l'uomo

Il concetto di "familiarità", come definito dall'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), include un'ampia gamma di relazioni, tra cui appunto i conoscenti. I dati indicano che per gli uomini il pericolo non risiede nell'intimità, ma nel regno volatile delle interazioni sociali con i pari. La violenza scaturisce da dinamiche legate all'onore, al rispetto e a dispute apparentemente futili che degenerano rapidamente in aggressioni letali.   

Questo schema di giovani uomini che aggrediscono altri giovani uomini per dispute sociali suggerisce un profondo deficit nella capacità di regolazione emotiva e di risoluzione non violenta dei conflitti, probabilmente legato a modelli di mascolinità rigidi e performativi. La violenza non appare strumentale (ad esempio, finalizzata a una rapina), ma espressiva: un'affermazione di dominio o una reazione a una percepita mancanza di rispetto. L'enfasi del report sulla "bassa tolleranza alla frustrazione"  è un elemento chiave. Non si tratta solo di una cattiva gestione della rabbia, ma di un copione culturale in cui fare un passo indietro è vissuto come una sconfitta sociale, rendendo la violenza l'unica opzione percepita come valida per "salvare la faccia". Questo implica che le tradizionali campagne contro la violenza potrebbero essere inefficaci. Il problema non è la mancata consapevolezza che la violenza sia sbagliata, ma l'assenza di alternative socialmente accettabili per i giovani uomini per gestire un conflitto senza perdere il proprio status.   

Sottosezione 3.2: L'Arma da taglio come sintomo di disintegrazione sociale

L'uso esclusivo di armi da taglio nel 100% dei tentati omicidi è definito un "indicatore gravissimo". Il coltello non è solo uno strumento, ma un simbolo. La sua accessibilità, la facilità di occultamento e il suo potenziale letale lo rendono l'arma d'elezione per una violenza impulsiva e a distanza ravvicinata.   

Il fatto che ogni singola aggressione tra conoscenti abbia coinvolto un'arma da taglio implica una spaventosa normalizzazione del porto d'armi tra i giovani. La presenza stessa dell'arma modifica la dinamica del conflitto, abbassando drasticamente la soglia che separa un alterco verbale o una scazzottata da un'aggressione potenzialmente mortale. La catena causale è evidente: un giovane porta con sé un coltello per "protezione" o per status; inizia un conflitto banale; la disponibilità immediata dell'arma rende una risoluzione violenta più accessibile e psicologicamente immediata rispetto alla de-escalation; il conflitto diventa istantaneamente letale. L'arma non è solo uno strumento usato nella violenza, ma un catalizzatore della stessa. Questa normalizzazione crea un circolo vizioso: più giovani portano un coltello, più altri si sentono costretti a fare lo stesso per autodifesa, innescando una sorta di corsa agli armamenti sociale negli spazi pubblici. Ciò trasforma ambienti quotidiani come i cortili delle scuole e i bar in zone ad alto rischio. Di conseguenza, gli sforzi di prevenzione devono andare oltre l'educazione alla risoluzione dei conflitti e includere strategie robuste per contrastare la cultura del coltello, attraverso azioni di polizia di prossimità, programmi di amnistia e campagne educative mirate sulle conseguenze catastrofiche del porto d'armi.

 

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Sezione 4: Una sintesi comparativa: i due volti dell'aggressività letale

Il confronto diretto tra i due fenomeni di violenza analizzati ne evidenzia le caratteristiche diametralmente opposte, rafforzando la tesi del "doppio allarme". Non si tratta semplicemente di diverse tipologie di reato, ma di due distinte patologie sociali che operano in parallelo. La conclusione del report ONOF è lapidaria: "se la donna è prevalentemente vittima di chi dice di amarla o di averla amata, l'uomo è in percentuale vittima di parenti o, come in questo caso, di conoscenti, in contesti di conflitto sociale".   

Il primo fenomeno, il femminicidio intimo, vede come vittime esclusivamente donne (100% delle vittime femminili), prevalentemente in età matura o anziana (62 e 80 anni nel campione analizzato). Gli autori sono sempre uomini, partner o ex-partner delle vittime, anch'essi in età avanzata (64 e 80 anni). Questa violenza si consuma nella sfera domestica e privata, scaturendo da un contesto relazionale intimo e sentimentale. La dinamica psicologica sottostante è legata a possessività e controllo, rappresentando il culmine di conflitti cronici e dinamiche a lungo termine. Nei dati della settimana, questo fenomeno domina gli omicidi consumati, costituendone il 67%.   

Il secondo fenomeno, la violenza sociale maschile, presenta un profilo speculare. Le vittime sono esclusivamente uomini (100% delle vittime di tentato omicidio), in questo caso giovani o giovani adulti (15, 22, 29 e 31 anni). Anche gli autori sono uomini, identificati come "conoscenti", e appartengono a una fascia demografica simile (14, 20, 22 e 39 anni). Il contesto è sociale e non intimo, e la violenza esplode negli spazi pubblici come strade, bar e scuole. La dinamica è caratterizzata da impulsività, bassa tolleranza alla frustrazione e aggressività reattiva, manifestandosi in modo esplosivo e immediato ("agita nel qui ed ora"). L'arma d'elezione è l'arma da taglio, utilizzata nel 100% dei tentati omicidi analizzati. Questa forma di violenza domina infatti i dati sui tentati omicidi, rappresentandone il 100%.   

 

Invito al Seminario: dalla scienza del trauma complesso alla prevenzione della violenza. ULTIMI POSTI!

L'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC) e il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) sono lieti di invitare tutti i professionisti residenti in Abruzzo che si occupano a vario titolo di violenza (in particolare Operatori CAV/CUAV, Assistenti Sociali, Avvocati, Psicologi, Psicoterapeuti e Forze dell'Ordine) al seminario gratuito:

"DALLA SCIENZA DEL TRAUMA COMPLESSO ALLA PREVENZIONE DELLA VIOLENZA"

L'evento si terrà Sabato 15 Novembre 2025, dalle ore 09:30 alle 12:30, presso la Sala Conferenze della Questura di Pescara.

Questo seminario scientifico-operativo approfondirà come il Trauma Complesso (C-PTSD) sia alla radice delle dinamiche violente e come strumenti di valutazione scientifica, quale la scala SVITR [2025-06-28], possano identificare i fattori di rischio per strutturare interventi preventivi efficaci. L'evento rientra nella campagna "CHI SI CURA È SICURA/O".

Iscrizione e Contatti

La partecipazione è gratuita, ma i posti sono limitati. È obbligatoria la prenotazione inviando la scheda di iscrizione compilata entro le ore 13:00 dell'11 Novembre 2025.

  • Scarica qui la Scheda di Iscrizione: Link al PDF di Iscrizione
  • Inviare la scheda compilata a: aipcitalia@gmail.com [2025-07-15]

Per maggiori informazioni sulle attività di AIPC e CIPR:

  • Email: aipcitalia@gmail.com [2025-07-15, 2025-07-02]
  • Telefono WhatsApp: 3924401930 [2025-07-15, 2025-07-02]
  • Sito Web: www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it [2025-07-15, 2025-07-02]

 

Sezione 5: Implicazioni e percorsi strategici per la prevenzione

L'analisi condotta dimostra in modo inequivocabile che una strategia monolitica "contro la violenza" è destinata al fallimento. Il "doppio allarme" richiede una risposta politica a doppio binario, capace di affrontare le cause specifiche di ciascun fenomeno. L'appello del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), che offre supporto specialistico per il trauma relazionale e la disregolazione emotiva, fornisce un esempio concreto del tipo di intervento necessario per agire prima che il conflitto degeneri in violenza.   

Sottosezione 5.1: Strategie per il contrasto al femminicidio intimo

Per affrontare la violenza nella sfera intima, specialmente tra la popolazione anziana, sono necessari interventi mirati:

  • Interventi specifici per anziani: Sviluppare protocolli di screening per operatori sanitari e assistenti sociali che interagiscono con persone anziane, al fine di identificare precocemente i segnali di abuso domestico.
  • Campagne di sensibilizzazione: Promuovere campagne informative volte a de-stigmatizzare la denuncia della violenza domestica tra le generazioni più anziane e a educare familiari e vicini a riconoscere i segnali di allarme.
  • Programmi per autori di violenza: Istituire programmi di intervento specializzati per uomini maltrattanti in età avanzata, che affrontino temi come il controllo, la perdita e i fattori di stress legati all'invecchiamento.

Sottosezione 5.2: Strategie per la riduzione della violenza sociale maschile

Per mitigare la violenza impulsiva tra giovani uomini, le strategie devono concentrarsi sull'educazione e sulla comunità:

  • Riforma educativa: Integrare nei curricula scolastici, fin dalla giovane età, percorsi obbligatori sull'intelligenza emotiva e sulla risoluzione non violenta dei conflitti.
  • Interventi di comunità: Sviluppare programmi di prossimità per i giovani nelle aree pubbliche a rischio (come piazze, bar, uscite delle scuole), offrendo tutoraggio e alternative positive alla cultura di strada.
  • Iniziative di riduzione del "knife crime": Attuare una combinazione di controllo mirato del territorio, applicazione rigorosa delle leggi sul porto d'armi e campagne di comunicazione che illustrino le conseguenze devastanti della violenza con armi da taglio, sia per la vittima che per l'aggressore.

 

Conclusione

In conclusione, la gravità del "doppio allarme" non può essere sottovalutata. Questi due fenomeni, sebbene distinti, sono entrambi sintomi di fratture sociali più profonde: una nella sfera privata, che riguarda le relazioni di genere e il controllo; l'altra nella sfera pubblica, che tocca la coesione sociale e la crisi della mascolinità. Affrontarli richiede un approccio impegnato, basato sull'evidenza e differenziato, che valorizzi l'esperienza di organizzazioni come AIPC, ONOF e CIPR per passare dall'analisi all'azione efficace. Le informazioni di contatto fornite nel documento originale rappresentano una risorsa tangibile per chi cerca aiuto, ancorando l'analisi accademica di questo report a un potenziale pratico e salvavita.   

 

Se ti sei riconosciuto in queste dinamiche, o se senti che relazioni complesse (familiari, sentimentali o sociali) stanno generando un livello di conflitto ingestibile, non sei solo. Il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) offre un approccio specialistico per affrontare i traumi relazionali e la disregolazione emotiva, prima che sfocino in violenza. I nostri professionisti a Pescara e Roma sono pronti ad accoglierti con percorsi terapeutici personalizzati per aiutarti a ritrovare equilibrio e benessere.   

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