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Dinamiche traumatiche e acting-out letale: analisi comparativa di omicidi familiari. Report ONOF settimana 11_

22/09/2025 13:49

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Dinamiche traumatiche e acting-out letale: analisi comparativa di omicidi familiari. Report ONOF settimana 11_17 settembre 2025

Dinamiche traumatiche e acting-out letale: analisi comparativa di omicidi familiari. Report ONOF settimana 11_17 settembre 2025Autori: Massimo Lattanz

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Dinamiche traumatiche e acting-out letale: analisi comparativa di omicidi familiari. Report ONOF settimana 11_17 settembre 2025

Autori: Massimo Lattanzi, Tiziana Calzone e Caterina Ventura

A cura dell'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF) - Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC)

 

Abstract

Italiano Questo studio dell'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF) analizza gli omicidi familiari in Italia secondo il paradigma della psicotraumatologia relazionale. Confrontando i dati delle settimane 4-10 e 11-17 settembre 2025, il report evidenzia una transizione da un modello di violenza reattiva (in un contesto di coppia, con arma da taglio) a uno di violenza proattiva (tra parenti, per motivi economici, con arma da fuoco). Il caso di studio della seconda settimana—l'omicidio di un uomo di 39 anni da parte del cognato 62enne per una disputa ereditaria—illustra come traumi relazionali irrisolti possano culminare in un acting-out letale. I risultati sottolineano l'urgenza di un approccio preventivo focalizzato sulla matrice traumatica della violenza.

 

English This study by the National Observatory on Family Homicides (ONOF) analyzes family homicides in Italy through the paradigm of relational psychotraumatology. By comparing data from the weeks of September 4-10 and 11-17, 2025, the report highlights a transition from a model of reactive violence (in a partner context, with an edged weapon) to one of proactive violence (among relatives, for financial motives, with a firearm). The case study from the second week—the homicide of a 39-year-old man by his 62-year-old brother-in-law over an inheritance dispute—illustrates how unresolved relational traumas can culminate in a lethal acting-out. The findings underscore the urgency of a preventive approach focused on the traumatic matrix of violence.

 

Introduzione: Il paradigma della psicotraumatologia relazionale

L'analisi della violenza letale in ambito familiare richiede un approccio che ne indaghi le radici relazionali e traumatiche. Questo lavoro si fonda sul modello della psicotraumatologia relazionale, applicato dall'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC) e dal suo braccio clinico, il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR). Secondo questo paradigma, il trauma non è un evento isolato, ma una "frattura che si inscrive profondamente nell'esperienza relazionale dell'individuo". La violenza, quindi, non è un atto isolato, ma l'esito di un sistema relazionale disfunzionale eroso da traumi pregressi, spesso intergenerazionali. Le Esperienze Avverse Infantili (A.C.E.'s) e lo sviluppo di pattern di attaccamento insicuri, in particolare quello disorganizzato, sono considerati i precursori della vulnerabilità alla violenza, generando una disregolazione emotiva che può sfociare in agiti violenti.  

L'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF) monitora e decodifica i dati sui "delitti familiari", interpretandoli attraverso questa lente clinica. La metodologia di questo studio consiste in un'analisi comparativa dei dati raccolti dall'ONOF, con l'obiettivo di analizzare il caso di omicidio della settimana 11-17 settembre 2025 e confrontarlo con quello della settimana precedente (4-10 settembre 2025), per dimostrare come differenti matrici psicodinamiche possano attivarsi, distinguendo tra violenza reattiva e proattiva.

È importante premettere che, come specificato nella nota metodologica del documento di riferimento, i dati analizzati sono raccolti da articoli pubblicati su testate giornalistiche e non da fonti istituzionali. 

 

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Analisi psico-criminologica dettagliata dei profili (11-17 settembre 2025)

L'unico omicidio consumato nella settimana di riferimento si configura come un caso emblematico di violenza proattiva, le cui radici possono essere analizzate scomponendo il profilo di vittima e autore attraverso le variabili chiave.  

 

Genere (uomo-uomo)

Il fatto che sia la vittima sia l'autore siano uomini sposta immediatamente l'analisi al di fuori delle dinamiche tipiche della violenza di coppia. Ci troviamo di fronte a un conflitto tra maschi all'interno di un sistema familiare, un fenomeno che l'AIPC definisce "maschicidio" quando la vittima è uomo. A differenza del femminicidio, spesso radicato in dinamiche di possesso e controllo affettivo, questo tipo di violenza si articola frequentemente attorno a temi di potere, status, onore e, come in questo caso, risorse economiche. La violenza diventa lo strumento per regolare una gerarchia o risolvere una disputa percepita come una minaccia alla propria posizione maschile all'interno del clan familiare. Questo dato è coerente con le analisi aggregate dell'ONOF, che mostrano come gli uomini siano più frequentemente vittime di parenti o conoscenti al di fuori della cerchia intima del partner.  

 

Età (vittima 39 anni, autore 62 anni)

Il divario generazionale è un fattore psicodinamico cruciale. L'autore 62enne potrebbe aver agito mosso da un senso di frustrazione e di diritto leso, accumulato nel tempo. La sua età potrebbe coincidere con una fase della vita in cui si sente espropriato del proprio ruolo e del proprio valore, vedendo nella vittima 39enne, nel pieno della sua vita adulta, un usurpatore. Il conflitto per l'eredità diventa così il campo di battaglia simbolico di una lotta per la legacy e il riconoscimento. Per l'autore, l'omicidio può rappresentare un tentativo disperato e patologico di fermare il tempo, di annullare la minaccia rappresentata dalla generazione successiva e di riaffermare un'autorità che sente svanire. La sua rigidità cognitiva, forse accentuata dall'età, può aver reso impossibile ogni forma di negoziazione, lasciando l'agito violento come unica soluzione percepita.

 

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Familiarità (cognati)

La relazione di "cognato" è un legame acquisito, non di sangue, e questo è psicologicamente significativo. Unisce due sistemi familiari distinti e può essere un terreno fertile per rivalità latenti e lealtà divise. Il conflitto per un bene materiale come un "villino" può riattivare antiche tensioni tra le famiglie di origine, trasformando i cognati nei rappresentanti di due clan in lotta. Il legame, pur essendo "familiare", può mancare di quelle inibizioni primarie che a volte frenano la violenza tra consanguinei. Il tradimento percepito può essere vissuto in modo ancora più acuto, proprio perché viola un patto di alleanza e fiducia che dovrebbe unire le due famiglie.  

 

Distribuzione geografica (sud e isole)

Il contesto geografico-culturale, pur senza cadere in stereotipi, fornisce una cornice di significato. In alcune aree del Sud Italia, la proprietà immobiliare, specialmente una casa di famiglia ("villino"), non ha solo un valore economico, ma è investita di un profondo significato simbolico. Rappresenta la continuità familiare, lo status sociale, le radici. Una disputa per tale bene può quindi essere vissuta non come una mera questione legale o finanziaria, ma come un attacco all'onore e all'identità stessa della famiglia. Questo sovraccarico di significati può aver reso il conflitto intrattabile e averlo spinto verso un'escalation fatale.

 

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Arma (arma da fuoco)

Questa è la variabile più diagnostica per definire la natura della violenza. L'uso di un'arma da fuoco è l'emblema della violenza proattiva: un'aggressione pianificata, strumentale e "a sangue freddo". A differenza di un'arma da taglio, che implica un contatto fisico ravvicinato e spesso un'esplosione di rabbia caotica, la pistola permette di mantenere una distanza fisica ed emotiva. Il suo utilizzo presuppone una sequenza di azioni deliberate: procurarsi l'arma, portarla con sé e decidere di usarla. Questo processo cognitivo è incompatibile con uno stato di "cortocircuito emotivo" e si allinea con un modello in cui l'aggressività è un mezzo calcolato per raggiungere un fine: l'eliminazione dell'ostacolo (la vittima) per ottenere il bene conteso (l'eredità).  

Analisi comparativa con la settimana precedente (4-10 settembre 2025)

Il confronto con i dati della settimana precedente (4-10 settembre 2025) rivela una significativa transizione nel tipo di violenza letale. In quel periodo, l'omicidio si inseriva in un chiaro pattern di violenza intima di coppia: una donna uccideva il proprio partner, un uomo di età compresa tra 54 e 71 anni, nel Sud Italia. L'arma utilizzata in tutti i casi di quella settimana era un'arma da taglio, suggerendo una violenza di prossimità, impulsiva e legata a un conflitto passionale o relazionale.  

 

Confronto dei profili e delle armi

Il confronto evidenzia un cambiamento radicale. Si passa da un omicidio inserito in un paradigma di violenza reattiva di coppia, dove l'atto letale può rappresentare il culmine di una lunga storia di abusi, a un modello di violenza proattiva all'interno della famiglia estesa, con un movente strumentale. Questa transizione convalida l'approccio dell'ONOF, che sottolinea come contesti relazionali differenti (partner vs. parenti) generino tipologie di omicidio diverse, con dinamiche specifiche che richiedono strategie di prevenzione differenziate.  

La differenza più diagnostica risiede nell'arma utilizzata. Nella settimana 4-10 settembre, l'uso esclusivo dell'arma da taglio indicava un acting-out impulsivo, espressione di una profonda disregolazione emotiva. Il passaggio all'arma da fuoco nella settimana successiva segna un capovolgimento, diventando l'emblema della distanza, della pianificazione e di un processo psicologico più strutturato attorno a un rancore covato e a obiettivi strumentali. Le fluttuazioni settimanali non sono casuali, ma indicatori di quali faglie relazionali, a livello sociale, siano sottoposte a maggiore pressione.  

 

Discussione e conclusioni

L'analisi ha mostrato due manifestazioni distinte della violenza letale, riconducibili a una matrice comune: il fallimento dei legami relazionali nel contenere il conflitto, a causa di traumi pregressi. Sia la violenza reattiva di coppia, esito di una possibile "rotta di collusione" tra partner con storie traumatiche, sia quella proattiva familiare, scaturita dalla rottura dei patti di lealtà, rappresentano il crollo della funzione di "base sicura" che le relazioni dovrebbero fornire.  

Di fronte a queste dinamiche, emerge la necessità di strumenti di valutazione del rischio che indaghino le vulnerabilità traumatiche, come il protocollo A.I.P.C. Scientific Violence Screening (A.S.V.S.). Questo approccio permette di identificare i precursori neurofisiologici della disregolazione emotiva che porta agli agiti violenti, passando da una logica di reazione a una di prevenzione.  

In conclusione, l'omicidio familiare non è un fenomeno monolitico. Le sue diverse manifestazioni richiedono strategie di prevenzione differenziate. È imperativo adottare un modello circolare che si rivolga a tutte le persone coinvolte nel ciclo della violenza (vittime, autori, testimoni) per interrompere la trasmissione intergenerazionale del trauma.  

 

Supporto e Prevenzione

L'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia offre uno sportello di ascolto e orientamento per chiunque si trovi in una relazione disfunzionale o violenta.

 

Riferimenti Bibliografici

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