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Sintesi seminario – Questura di Roma: Prevenzione della violenza: L'approccio basato sulle evidenze e orient

24/11/2025 17:47

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Sintesi seminario – Questura di Roma: Prevenzione della violenza: L'approccio basato sulle evidenze e orientato al trauma.

Sintesi seminario – Questura di Roma: Prevenzione della violenza: L'approccio basato sulle evidenze e orientato al trauma. Si è svolto nella cornice d

Sintesi seminario – Questura di Roma: Prevenzione della violenza: L'approccio basato sulle evidenze e orientato al trauma.

 

Si è svolto nella cornice della Sala Augusto Cocola della Questura di Roma il 21 novembre 2025 un incontro cruciale per la lotta alla violenza: il seminario 'Prevenzione della violenza: L'approccio basato sulle evidenze e orientato al trauma'. Organizzato in sinergia con l'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, l'evento ha posto l'accento sulla necessità di un approccio scientifico che spazi dalla comprensione del trauma nella vittima fino all'analisi delle dinamiche dell'autore.

La giornata formativa ha visto la partecipazione attiva di circa cinquanta specialisti, tra cui oltre trenta operatori della Polizia di Stato e oltre quindici esperti del settore, riuniti per acquisire nuovi strumenti di intervento basati sulle più recenti evidenze scientifiche.

 

Dott. Franco Spinelli

L'accoglienza e l'apertura del seminario sono state affidate alla professionalità del Dott. Franco Spinelli (Ufficio Formazione – Corsi, Aggiornamento ed Addestramento Professionale della Questura di Roma), che ha introdotto i lavori ribadendo il valore della sinergia tra le forze dell'ordine e gli esperti del settore.

 

Relatore

Massimo Lattanzi, psicologo psicoterapeuta A.I.P.C.

 

Una nuova lente sulla violenza: Dalla "colpa" alla "frattura biologica"

L'intervento di apertura, frutto della stretta sinergia operativa tra AIPC (ricerca), CIPR (clinica) e ONOF (osservazione dei dati), ha proposto alla platea un radicale cambio di paradigma. L'obiettivo è stato superare la lettura puramente comportamentale della violenza per scendere nelle profondità delle sue radici neurobiologiche, tracciando un filo rosso che collega le primissime esperienze di vita agli esiti violenti in età adulta.

 

L'Origine silenziosa: la prematurità come crisi neuro-affettiva Il percorso inizia con una rivelazione spesso trascurata: la nascita pretermine non va considerata solo come un evento medico concluso con le dimissioni ospedaliere, ma come una crisi neuro-affettiva profonda. L'incubatrice, tecnologia indispensabile per la sopravvivenza biologica, rappresenta paradossalmente un ambiente sensoriale ostile che impedisce il contatto umano riparativo. In questa fase delicatissima si generano diverse traiettorie traumatiche:

  • CB-PTSD (Genitori): Il genitore, terrorizzato dalla possibile perdita, vive uno stress post-traumatico che lo paralizza o lo intorpidisce emotivamente, rendendolo incapace di sintonizzarsi con il figlio.
  • C-PTSD (Neonato): Il bambino, sottoposto a micro-traumi ripetuti (luci, aghi, rumori) senza il rifugio di un abbraccio, sviluppa un Trauma complesso. Il suo corpo apprende una lezione terribile: il mondo è un luogo di "pericolo senza risoluzione".

 

La neurobiologia del trauma: quando il cervello va "offline"

Cosa accade dentro l'individuo esposto a questo stress tossico precoce? Si verifica quella che è stata definita una "frattura biologica" misurabile nel Sistema Nervoso Centrale. Il cervello subisce una scissione funzionale: l'amigdala (il nostro radar per le minacce) resta bloccata in una posizione di iper-attivazione perenne, vedendo pericoli ovunque. Contemporaneamente, la corteccia prefrontale — l'area deputata alla logica, alla pianificazione e al controllo degli impulsi — riceve meno risorse e va letteralmente "offline". Il risultato è un individuo che reagisce agli stimoli con riflessi arcaici di sopravvivenza, bypassando il ragionamento.

 

Ascolta il podcast sul Canale AIPC Editore su Spotify MENTE|CRIMINE|TRAUMA: “Sintesi seminario – Questura di Roma: Prevenzione della violenza: L'approccio basato sulle evidenze e orientato al trauma.", clicca sul link: https://open.spotify.com/episode/1YEsiu1afPVNpz1ESyoG3I?si=kPc67FLwRZKtdgsvZpCy4g

 

Il collasso del Sistema Nervoso Autonomo (SNA)

La conseguenza diretta di questa frattura è la perdita dell'omeostasi, ovvero dell'equilibrio interno. Il soggetto traumatizzato perde la capacità di auto-regolarsi e oscilla violentemente, fuori dalla propria "finestra di tolleranza", tra due estremi disfunzionali:

  • Iper-arousal (L'Acceleratore bloccato): Una dominanza del sistema simpatico che prepara all'attacco o alla fuga. Si manifesta con rigidità, rabbia esplosiva e, strumentalmente, con un'alta conduttanza cutanea.
  • Ipo-arousal (Il Freno rotto): Una dominanza vagale dorsale che porta al collasso, al freezing o alla dissociazione. Qui il sistema si "spegne" per sopravvivere al dolore, evidenziato da una bassa variabilità della frequenza cardiaca (HRV). Tutto questo accade perché, all'origine, è fallita la co-regolazione: è mancato quel "cervello ausiliario" (il genitore calmo) che insegna al bambino come gestire la paura.

 

Rendere visibile l'invisibile: Il Protocollo ASVS

Per non limitarsi alle sole parole, spesso ingannevoli o insufficienti, l'intervento ha presentato il Protocollo ASVS (AIPC Scientific Violence Screening). Questo approccio integrato unisce la valutazione clinica (tramite la scala SVITR per mappare i sistemi emotivi) alla misurazione oggettiva del Biofeedback. Grazie a questa tecnologia, è possibile visualizzare la "firma biologica" del trauma: vediamo in tempo reale se il "freno vagale" (HRV) è rotto o se l'"acceleratore simpatico" (Conduttanza) è sempre premuto. Questi dati oggettivano che la disregolazione non è un tratto caratteriale "difficile", ma un danno fisiologico reale.

 

L'Atto violento e il trauma del vuoto

Le conclusioni sono state nette: l'atto violento, in questo quadro, non va letto come una scelta logica e premeditata, ma come un "corto circuito" somatico. È l'esplosione inevitabile di un sistema nervoso saturo di tensione che non ha più freni inibitori. Infine, è stato dato spazio al Trauma da Deprivazione, il trauma del "vuoto". A differenza dell'abuso attivo, questo deriva dall'assenza cronica di sintonizzazione e conforto (i "nutrienti relazionali"). Chi cresce in questo vuoto interiorizza l'idea di essere "invisibile" , una convinzione profonda che predispone strutturalmente al Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso (C-PTSD) e a future dinamiche relazionali patologiche.

 

Relatore

Dott. Giuseppe Molinari

Di assoluto rilievo il contributo offerto dal Dott. Giuseppe Molinari, alla guida della IV Sezione della Squadra Mobile, che ha tracciato un prezioso excursus storico-operativo sulla genesi della sezione specializzata nel contrasto alla violenza di genere.

 

Il Dott. Molinari ha illustrato le complesse dinamiche investigative del secolo scorso, evidenziando le difficoltà di operare in un contesto normativo limitato alla sola fattispecie delle molestie e supportato da strumentazioni prettamente 'analogiche'.

L'intervento si è distinto per la capacità di intrecciare il rigore professionale con una profonda sensibilità personale, richiamando il duplice vissuto di funzionario e genitore. La sua esposizione, carica di enfasi e partecipazione emotiva, ha riscosso un sentito plauso da parte di tutti gli operatori presenti.

 

Relatore

Tiziana Calzone, psicologa psicoterapeuta A.I.P.C.

 

Dalle relazioni tossiche alla genitorialità consapevole

A dare corpo e voce alla sofferenza relazionale è stata la Dott.ssa Tiziana Calzone, psicologa e psicoterapeuta dell'A.I.P.C., che ha guidato la platea attraverso un viaggio nelle dinamiche cliniche osservate nel lavoro con singoli, coppie e famiglie. Il suo intervento ha messo in luce come la violenza non nasca dal nulla, ma germogli spesso nel terreno fertile di una comunicazione distorta.

La Dott.ssa Calzone ha posto un accento cruciale sulla coerenza comunicativa, contrapponendola alle insidie della manipolazione affettiva e del gaslighting.

Il gaslighting è stato descritto non come un semplice litigio, ma come una violenza psicologica lucida e crudele: un’opera di smantellamento della realtà altrui che porta la vittima a dubitare della propria memoria e sanità mentale, rendendola dipendente dalla "verità" manipolata dell'abusante.

 

La provocazione: Una "Patente a punti" per i Genitori Il cuore pulsante dell'intervento ha toccato il tema della prevenzione primaria, con una proposta provocatoria ma necessaria: l'idea di una "patente a punti" per i futuri genitori. La Dott.ssa Calzone ha sottolineato con forza che non basta mettere al mondo un figlio per essere genitori; occorre essere individui "risolti". Il rischio, altrimenti, è di proiettare sul bambino i propri bisogni inappagati, creando due scenari drammatici:

  1. Il figlio caricato di aspettative e risultati, costretto a realizzare ciò che il genitore non è stato.
  2. Il "bambino adattato", colui che impara a non disturbare, a rendersi "invisibile" pur di permettere ai genitori di continuare la loro vita indisturbati.

Qui l'intervento si è intrecciato perfettamente con i dati scientifici portati da Massimo Lattanzi, ricordando che questo "vuoto" di sintonizzazione non è neutro, ma crea il "Trauma da Deprivazione". Come ricordato da Lattanzi con una frase ad effetto che ha scosso la sala: "Il trauma non è una scelta psicologica, ma una frattura biologica misurabile". Quel bambino invisibile rischia di sviluppare una disregolazione cronica, poiché "l'atto violento o il ritiro non sono una scelta, ma un corto circuito neurobiologico".

 

Il "Persecutore in erba" e la sfida della scuola Infine, lo sguardo si è spostato sulla scuola, definita come la prima trincea per l'identificazione precoce del disagio. L'esperienza sul campo dell'A.I.P.C. ha portato alla luce casi allarmanti di "persecutori in erba": preadolescenti che mostrano già pattern comportamentali di controllo e dominio. La Dott.ssa Calzone ha evidenziato una verità scomoda: in questi casi, il lavoro più arduo non è con il ragazzo, ma con i genitori. Spesso incapaci di vedere o accettare la deriva del figlio, questi adulti rappresentano l'ostacolo più grande al trattamento, confermando che la vera prevenzione deve iniziare molto prima che il disagio esploda in condotte persecutorie.

Come ribadito dai dati presentati da Lattanzi, ignorare questi segnali è pericoloso: l'esposizione precoce a stili coercitivi o trascuranti aumenta il rischio di violenza interpersonale in età adulta del 30-40%, trasformando il dolore di oggi nella cronaca nera di domani.

 

Relatore

Carmen Pellino, psicologa-psicoterapeuta specializzata in EMDR.

 

Le radici invisibili della violenza: Il peso del controllo genitoriale

L’intervento successivo ha spostato il focus dalle basi biologiche alle dinamiche educative, affrontando il tema cruciale di Come il controllo genitoriale influisce sulle dinamiche nelle vittime e autori di violenza. L'analisi ha messo in luce un meccanismo sottile ma potente: il modo in cui siamo stati "regolati" da bambini determina spesso come regoleremo le nostre relazioni da adulti.

 

Il confine tra guida e dominio

La trattazione è partita da una necessaria distinzione. Il controllo genitoriale non è negativo in assoluto: esiste una forma adattiva, fatta di protezione e regole chiare che guidano la crescita. Tuttavia, il terreno diventa pericoloso quando questo controllo scivola nel disfunzionale: ovvero quando diventa iper-controllo soffocante, coercizione o, peggio ancora, imprevedibilità. È in queste pieghe educative che si strutturano le vulnerabilità future.

 

Due facce della stessa medaglia: Vittima e autore

L'intervento ha delineato due traiettorie di sviluppo distinte ma originate dalla stessa matrice disfunzionale:

  • Il Profilo della Vittima: Chi diventa vittima spesso proviene da un contesto familiare dove il controllo era mescolato alla svalutazione e all'imprevedibilità. Crescere senza sapere "che tempo farà" in casa porta a sviluppare una bassa autostima e una profonda dipendenza emotiva. La vittima impara che l'altro è intrinsecamente minaccioso e, per sopravvivere, interiorizza la paura , sviluppando difficoltà nell'affermare i propri confini (assertività).
  • Il Profilo dell'Autore: Specularmente, l'autore di violenza emerge spesso da famiglie caratterizzate da un controllo rigido, punitivo e da regole inflessibili. In questo clima freddo, dove manca l'empatia, il bambino impara che il potere è l'unica moneta di scambio valida nelle relazioni. Da adulto, replicherà questo schema attraverso l'impulsività e la prevaricazione: se la vittima interiorizza la paura, l'autore interiorizza il potere come unica forma di regolazione.

 

Le evidenze della ricerca A.I.P.C.

A dare corpo a queste teorie sono stati presentati i dati della ricerca condotta dall'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia su un campione di 115 soggetti, inclusi autori di reato attualmente detenuti. I risultati sono eloquenti:

  • Le vittime ricordano genitori significativamente più svalutanti e imprevedibili.
  • Gli autori riportano vissuti di un controllo rigidamente punitivo, accompagnato da una cronica assenza di supporto emotivo.

 

Conclusioni

Il messaggio finale dell'intervento è stato di grande impatto: sebbene gli esiti comportamentali sembrino opposti — la sottomissione della vittima contro il dominio dell'autore — entrambi i profili condividono la stessa tragica radice. Sono entrambi prigionieri di un modello relazionale patologico, fondato sul disequilibrio e su una profonda fragilità emotiva. La violenza e la sottomissione, dunque, non sono che due risposte diverse al medesimo fallimento educativo.

 

Conclusioni: un ponte tra scienza e operatività

Si conclude così una giornata di straordinario valore formativo e umano presso la Sala Cocola della Questura di Roma. Il seminario ha rappresentato molto più di un semplice aggiornamento professionale: è stato un viaggio condiviso nelle radici profonde della violenza.

Dal benvenuto istituzionale del Dott. Franco Spinelli, che ha aperto i lavori sottolineando l'importanza della formazione continua, siamo scesi nelle profondità della "frattura biologica" del trauma con il Dott. Massimo Lattanzi e la Dott.ssa Tiziana Calzone. Attraverso le loro parole, abbiamo compreso che l'atto violento non è sempre una scelta, ma spesso l'esito tragico di un sistema nervoso disregolato e di un "vuoto" relazionale antico. Il quadro si è completato con l'intervento della Dott.ssa Carmen Pellino, che ha illuminato come il controllo genitoriale disfunzionale possa plasmare, silenziosamente, i futuri profili di vittime e autori di reato. A dare concretezza e memoria storica a queste teorie è stata la testimonianza vibrante del Dott. Giuseppe Molinari, che ha ricordato a tutti noi come l'intuizione e l'umanità dell'investigatore restino strumenti insostituibili, anche nell'era digitale.

 

Una platea protagonista

Il vero successo dell'evento, tuttavia, non risiede solo nella qualità delle relazioni, ma nella straordinaria risposta della platea. L'attenzione è rimasta altissima per tutta la durata dei lavori, trasformando l'ascolto passivo in un dialogo vivo e costruttivo. Le numerose domande, le interazioni puntuali e lo scambio di esperienze tra gli operatori della Polizia di Stato e i professionisti presenti hanno dimostrato quanto sia sentita la necessità di unire le forze e i linguaggi per contrastare la violenza.

 

Ringraziamenti

Un ringraziamento doveroso e sentito va al Signor Questore, per aver reso possibile questo importante momento di confronto istituzionale. Vogliamo rivolgere un pensiero e un ringraziamento speciale anche all'Avv. Elia Cursaro, che purtroppo, a causa di improrogabili impegni istituzionali, non è potuta essere presente fisicamente, ma la cui vicinanza al progetto è stata fondamentale.

Un plauso particolare va al "motore nascosto" di questa giornata: i tirocinanti in Psicologia dell'A.I.P.C. — Alice Russo, Caterina Ventura, Federico Maroli, Vanessa Alterino e Francesca Candus. Il loro contributo fattivo, l'entusiasmo e la professionalità dimostrata nell'organizzazione sono stati determinanti per la perfetta riuscita dell'evento.

 

Un invito al futuro

La formazione non finisce qui. Invitiamo tutti i partecipanti e le persone interessate a mantenere vivo questo scambio navigando sul sito dell'Associazione https://www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it/

Troverete nuovi articoli, ricerche aggiornate e rubriche di approfondimento per continuare a leggere la realtà con occhi nuovi, sempre più competenti e consapevoli.

Grazie a tutti per aver reso questa giornata memorabile.

 

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